Pfizer protegge tre volte di più dal Covid se la seconda dose del vaccino viene somministrata dopo 12 settimane

Pfizer protegge tre volte di più dal Covid se la seconda dose del vaccino viene somministrata dopo 12 settimane
di Graziella Melina
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Lunedì 17 Maggio 2021, 21:09 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 11:13

La campagna vaccinale anti Covid potrebbe essere rimodulata. Il governo, infatti, su input del commissario Figliuolo sempre a caccia di nuove prime dosi Pfizer vista la resistenza crescente degli under 60 a fare AstraZeneca, sta valutando la possibilità di un allungamento dei tempi di somministrazione tra la prima e la seconda dose. La decisione potrebbe essere presa in considerazione di nuovi dati scientifici che evidenzierebbero che per il vaccino Pfizer a circa tre mesi dalla prima somministrazione si ha una risposta immunologica tripla rispetto ai 21 giorni previsti per il richiamo, soprattutto nei soggetti più anziani.

Ma intanto i nodi da sciogliere sono molteplici. 
Secondo Armando Genazzani, membro italiano del Chmp (Committee for medicinal products for human use) dell’ente regolatorio europeo (Ema) «il governo si sta muovendo bene.

Per ora non sappiamo l’efficacia dei vaccini se si allungano i tempi, al momento quindi conviene farlo nei tempi previsti. Esistono alcuni studi, ma non sono completati. Fra qualche mese però potremo affermarlo con certezza. Quindi, meglio che le persone che hanno fatto la prima dose completino il ciclo vaccinale». Quanto ai timori per gli effetti collaterali che stanno rallentando la somministrazione del vaccino AstraZeneca, Genazzani rassicura: «Per la seconda dose non sembra che ci sia un aumentato rischio. Al momento, tutti i dati raccolti in Inghilterra indicano che su 10 milioni di seconde dosi il rischio è inferiore o uguale alla prima dose. Quindi, le persone che hanno fatto la prima dose dovrebbero completare il piano vaccinale senza timori». 


«Gli studi pubblicati dagli inglesi e dagli israeliani - rimarca Roberto Giacomelli, direttore di Immunologia clinica e reumatologia del Policlinico universitario Campus Bio-medico di Roma - dimostrano che per pazienti affetti da Covid grave che richiedono ospedalizzazione anche in soggetti con una sola dose si hanno tassi di protezione tra il 50 e l’80 per cento. Si tratta di dati ovviamente ottenuti dall’osservazione clinica. La decisione di posticipare la seconda dose in quei paesi è stata politica, non scientifica». Ora il dilemma incombe anche per il nostro Paese. «A differenza dell’Inghilterra - prosegue Giacomelli - noi oggi abbiamo anche qualche dato scientifico che ci deriva dall’esperienza delle altre nazioni, i nostri politici quindi sono più garantiti, ci sono dati che dicono che la protezione dopo la prima dose è abbastanza alta. Quindi si può immaginare di vaccinare più persone possibile, almeno con una dose. Anche l’ipotesi di somministrare la seconda dose utilizzando un vaccino diverso dalla prima dal punto di vista biologico non dovrebbe comportare alcun tipo di controindicazione». 


Filippo Drago, componente della task force sul Covid della Società italiana di Farmacologia, preferisce invece attenersi agli studi per ora disponibili. «Esiste una scheda tecnica approvata da Ema e noi dobbiamo attenerci a quella. La seconda dose va eseguita così come è stato indicato. Non si può andare oltre in modo arbitrario, dobbiamo tenere presente che c’è un problema di mancanza di dati oggi disponibili. Quindi, eseguire la seconda dose molto più in là potrebbe vanificare la copertura vaccinale. Ricordiamo che in Gran Bretagna il vaccino utilizzato è stato per la stragrande maggioranza AstraZeneca. Non lo si può paragonare a Pfizer, che prevede tempi e criteri diversi». 


FATTORE INDECISI
Intanto comincia a incombere anche il problema delle persone indecise, anche tra i giovani. «Sono quasi certo che se l’ingresso delle discoteche, degli stadi o del cinema venisse garantito solo con il green pass - tranquillizza Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano - ci sarebbe una richiesta di massa di giovani alla vaccinazione». 
 

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