Il mese di ottobre è dedicato da tempo alla prevenzione del tumore al seno, una campagna di prevenzione più importante degli altri anni perché “è il momento di recuperare screening e controlli rinviati a causa della pandemia. Le risorse ci sono” come ha sottolineato il Ministro della Salute Roberto Speranza
Secondo i dati della Lilt (Lega Italiana Lotta ai Tumori), i tumori mammari rappresentano il 30% della totalità di tumori maligni diagnosticati alle donne.
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“Una declinazione interessante della ricostruzione mammaria riguarda l'aspetto psicologico ed emotivo successivo alla guarigione dalla malattia - sottolinea il chirurgo plastico Giulio Basoccu – succede però che pur privilegiando la salute, che resta ovviamente una priorità, si pongono su due differenti piani la malattia e lo stato psicofisico della paziente, sminuendo così l'importanza che il seno riveste per la donna”.
“La ricostruzione mammaria va rivalutata, considerata fondamentale ed associata alla guarigione della malattia e non relegata a mera componetene estetica. Il tumore nega pesantemente, specie nella donne mastectomizzate, un simbolo identitario principale, legato alla maternità e alla sessualità. La ricostruzione mammaria restituisce dunque un elemento anatomico ma soprattutto un'identità femminile”.
“Un altro aspetto fondamentale è che la ricostruzione mammaria corrisponde alla chiusura di un ciclo, perché tornare ad avere un seno simile a quello originario di fatto afferma la chiusura della malattia: la ricostruzione mammaria viene concepita dalla donna come un modo per dimenticare o accantonare una parentesi negativa della vita”.