Un vero calvario fisico e psichico: il pronto soccorso è un fattore di rischio per gli anziani.
I lunghi tempi di attesa e una presa in carico non adeguata possono contribuire al declino cognitivo e al peggioramento delle condizioni fisiche. Una volta entrato in reparto un anziano su tre ne esce minato nel saper badare a sé stesso proprio a causa di quegli interventi che dovrebbero invece essere terapeutici. Allettamenti prolungati, terapie farmacologiche multiple, cambiamento negli abituali ritmi di sonno, mancanza di un’adeguata alimentazione e isolamento, aumentano l’incidenza di delirium, cadute e diffusione delle infezioni. Questo fenomeno richiede un ripensamento dell’organizzazione della valutazione degli anziani che si presentano al pronto soccorso in modo tale da ridurre la loro permanenza all’interno di ambienti che potrebbero peggiorare, piuttosto che migliorare, le loro condizioni di salute. È quindi di primaria importanza ridurre i ricoveri non necessari e trattare quanto più possibile il paziente in contesto domestico. In questo quadro il geriatra ha un ruolo chiave nella corretta gestione dei bisogni clinici e assistenziali degli anziani.
A dimostrare l’efficacia della presenza di geriatri nei reparti di emergenza-urgenza, uno studio osservazionale svedese pubblicato su Boston Medical Center Geriatrics. In questa analisi, i ricercatori hanno confrontato gli esiti relativi a pazienti over 80 presi in carico da una unità specialistica con esperti di geriatria, e pazienti nella stessa fascia di età seguiti da un team standard, non specializzato negli anziani.
*Presidente Società Italiana di Gerontologia e Geriatria e Ordinario di Geriatria all’Università di Firenze