Coronavirus, Pregliasco: «Roma fortunata sinora, ma in caso di contagio possibili misure come a Wuhan»

Coronavirus, Pregliasco: «Roma fortunata sinora, ma in caso di contagio misure come a Wuhan»
di Lorena Loiacono
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Domenica 23 Febbraio 2020, 18:56 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 16:11

Coronavirus. Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano, l'Italia sembra spaccata in due con i contagi circoscritti in un perimetro per ora ben definito. Perché?
«La territorialità è legata semplicemente ai due focolai distinti per i quali non sono stati ancora individuati i casi zero - sottolinea il noto virologo - ci siamo trovati di fronte alla punta di un iceberg di cui abbiamo voluto scoprire la parte nascosta».

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Perché in una città come Roma, sede di grandi snodi aeroportuali e ferroviari, non ci sono stati contagi?
«Semplicemente perché, fino ad oggi, non si sono verificati. Per i territori del Nord in questione direi che, in parole povere, si sia trattato di sfortuna: il fatto che i due focolai insistono nella stessa area geografica non ha una spiegazione particolare se non quella legata alla presenza dei casi zero».
Si riuscirà a limitarne la diffusione?
«Per ora i due focolai sono geograficamente delimitati e la speranza è che le azioni muscolari messe in campo possano servire a far da contenimento della diffusione».

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Se non bastassero?
«Se le azioni messe in atto dovessero fallire nella fase di contenimento, si penserà alla riduzione della velocità di propagazione dei casi contemporanei, con piani pandemici ad hoc. Le azioni muscolari si sono rese necessarie in un'ottica di preoccupazione istituzionale, necessarie quindi per rasserenare i cittadini sulla presenza delle istituzioni».
Se il contagio dovesse arrivare in una grande metropoli come Roma, come si svilupperebbe?
«Sicuramente avrebbe una diffusione di portata di gran lunga superiore a quella che si sta registrando nelle aree in isolamento del Nord. Sarebbe decisamente un problema e si dovrebbe mettere in campo un'azione ancora più forte, come la quarantena di Wuhan».

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Con i militari sotto casa a presidiare le abitazioni?
«Purtroppo sì, con i grandi numeri bisogna intervenire in maniera decisa».
Il clima italiano, che divide il Nord dal Sud, può aver influito in qualche modo?
«No, la diffusione del contagio non è legata al clima però può aiutare».
In che modo?
«Nel momento in cui, con l'arrivo di temperature miti, andrà scemando la diffusione dell'influenza stagionale normale potremo analizzare la diffusione del coronavirus senza fare confusione».
Non camminano insieme, con dinamiche simili?
«No, soprattutto perché i nuovi virus possono evidenziarsi  anche fuori stagione. Nelle prossime settimane metteremo da parte l'influenza normale e, di fronte a casi sospetti, sapremo subito di cosa si tratta».

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