L’autorizzazione del vaccino AstraZeneca e le prime consegne delle dosi avrebbero dovuto avviare la somministrazione di massa. Non sarà così. Bene che vada, se ne parla a marzo. E ad oggi tra Ministero della Salute e Regioni (quanto meno alcune) c’è distanza sulle categorie da cui partire e sulle strategie da seguire. In queste ore il Ministero scriverà una lettera alla Conferenza delle Regioni che metterà nero su bianco quanto indicato in una riunione dei giorni scorsi: AstraZeneca va dato solo agli under 55, partendo però da insegnanti, forze dell’ordine, servizi pubblici essenziali, comunità chiuse come le carceri (di fatto quelle categorie che dovevano fare parte della fase 3). In totale sono 3,8 milioni di cittadini.
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LENTEZZA
Secondo Alessio D’Amato, assessore alla Salute del Lazio, è una strategia inefficace: «Forse chi non è in prima linea non si rende conto di cosa significhi selezionare, tra gli under 55, uno per uno, tutti gli esponenti delle varie categorie.
Guido Bertolaso, consulente per la Lombardia, ieri inoltre ha cominciato a cronometrare i tempi di vaccinazione alla Fiera di Milano: servirà a capire come sviluppare le somministrazioni 24 ore su 24 per finire entro giugno. Lo scenario però ormai è definito: frammentazione in tutto il Paese, regioni con tempi e metodi differenti, quadro confuso e in alto mare per la distribuzione di AstraZeneca. La proposta del professor Walter Ricciardi, che in una intervista al Messaggero ha chiesto di nominare una persona che segua con pieni poteri il piano vaccinale, sta suscitando attenzione, anche perché nelle istituzioni del Paese cresce il timore che la prossima fase non sia veloce come servirebbe.
FASE DIFFICILE
Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, la fondazione indipendente che svolge monitoraggio sul fronte della sanità: «Fino ad oggi abbiamo fatto le vaccinazione negli ospedali e nelle Rsa, aree in cui c’è la coincidenza tra chi deve essere vaccinato e l’organizzazione. In sintesi, è stata fatta la parte facile. In realtà, ora, a partire dagli over 80, serve una macchina - con competenze anagrafiche, organizzative e tecnologico-informatiche - che non c’è: i vaccini di AstraZeneca arrivano, ma le Regioni per ora li possono somministrare solo nelle comunità chiuse come le carceri». Ma come mai le Regioni non hanno ancora pronte le liste, i nomi e cognomi, le prenotazioni, delle persone che rispondono ai requisiti previsti (under 55, insegnanti, forze dell’ordine, etc), in modo da partire da subito con le vaccinazioni di massa? «Abbiamo un piano nazionale vaccinale estremamente scarno - nota Cartabellotta - Tredici pagine comprese la copertina e l’indice. Manca la stesura del piano nei dettagli, chi fa cosa, dove e quando. Questa fase, così, sarà influenzata dalle capacità delle singole Regioni, si creeranno tante Italia differenti. Già oggi l’Emilia-Romagna ha vaccinato con la seconda dose il 2,43 per cento della popolazione, la Calabria l’1,04. Come può esserci una tale differenza?». Ieri la Sicilia ha avviato il sistema di prenotazione online del vaccino anti Covid, predisposto dalla Struttura commissariale nazionale per l’emergenza pandemica e realizzato da Poste Italiane.