Il partito del "no" alla riforma costituzionale continua ad annoverare personaggi insospettabili. Un trasversalismo che mette insieme una casta politica e professionale preoccupata forse più del nascere di nuovi equilibri che del funzionamento delle istituzioni, ma indubbiamente nomi che avranno un peso nella sfida di ottobre.
All'appuntamento di domenica con le amministrative Renzi sta dedicando la settimana che si apre ma è evidente che la sua testa è già altrove e al risultato di Roma, Milano, Napoli, e di tutti i comuni dove si vota, attribuisce un effetto relativo se non nullo sul governo. D'altra parte se, come sostengono i Cinquestelle, non chiederanno le dimissioni del governo se non dovesse passare ad ottobre il referendum, non si vede perché dovrebbero chiederle qualora il Pd dovesse perdere alle amministrative di Roma o di Milano.
Gli argomenti del M5S sono però a tempo, come gli assessori, ed è quindi probabile che Renzi si fidi poco delle rassicurazioni di Di Maio e continui a testa bassa la campagna elettorale usando toni e argomenti semplici e immediati, a volte un po' sommari, ma efficaci. Nel "o con me o contro di me" del premier c'è la convinzione di una sfida che si può vincere solo in fuga. Come fece alle primarie del Pd che però la prima volta perse, salvo poi "fare piatto" alla seconda occasione. Stavolta è però difficile che all'Italia, non tanto a Renzi, possa essere concessa un'altra opportunità.
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