Martina Scialdone e la relazione "sbagliata" con Costantino Bonaiuti, la vicina: «Voleva troncare»

Una vicina di casa: «Quell’uomo forse le ricordava il padre perso troppo presto»

Il delitto del Tuscolano «Martina voleva troncare una relazione sbagliata»
di Emiliano Bernardini e Flaminia Savelli
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Domenica 15 Gennaio 2023, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 08:02

«Martina aveva capito che quella relazione non poteva andare avanti. Si erano visti ieri proprio per discutere di questo. Era un amore di cui nessuno era contento: né la madre e né il fratello volevano che stessero insieme» a raccontarlo è la signora Annamaria, vicina di casa di Martina Scialdone uccisa venerdì sera con un colpo di pistola sparato dal suo ex fidanzato Costantino Bonaiuti dopo una lita nata all’interno del ristorante Brado e degenerata fuori. «Martina era andata anche dallo psicologo proprio perché aveva capito che qualcosa non andava ma poi però le avevano detto che se stava bene poteva anche continuare a frequentare questo uomo. Vede spesso i figli si impuntano su delle cose e non sentono ragioni. Ultimamente però Martina aveva deciso di lasciarlo. Era anche tornata a frequentare ragazzi della sua età». E già perché Costantino Bonaiuti aveva 61 anni. «Probabilmente in lui aveva visto una figura paterna, quel padre che aveva perso quando lei studiava ancora all’Università». Il giorno dopo in quello spicchio di Tuscolana poco abituato a episodi così violenti in tanti sono piombati nel terrore. Un femminicidio tra la gente. Una lite iniziata in quel ristorante molto in voga e proseguita fuori. Martina pare abbia cercato rifugio nel bagno, da dove avrebbe scritto al fratello Lorenzo. Poi sarebbe stata invitata dal proprietario del locale ad uscire per evitare che la lite creasse problemi. Fuori i due litigano ancora. Si allontanato. Lui impugna l’arma e spara. Un colpo al petto. Martina si trascina verso il locale per cercare aiuto e cade in terra proprio davanti all’uscio. 

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«TRA LE BRACCIA DEL FRATELLO»

Morirà dopo 40 minuti. «È morta tra le braccia del fratello» racconta un’altra vicina di casa. «Ho sentito le grida dei clienti del locale e ho capito che le aveva sparato».

A parlare è uno dei testimoni oculari dell’omicidio di venerdì sera. «Le ha sparato di fronte a me, ma ho sentito solo il colpo che a primo impatto ho pensato fosse un petardo, ma subito dopo ho sentito le grida dei clienti del locale e ho capito vedendo la donna a terra fuori dal locale che le aveva sparato», aggiunge l’uomo, che vive nel quartiere e si trovava seduto sulla panchina di fronte. «Il killer mi è anche passato davanti dopo che le ha sparato, ma lì per lì non sapevo che fosse accaduto. Solo dopo ho capito che l’uomo che mi è passato di fronte era quello che aveva sparato poco prima. Si è allontanato a piedi camminando veloce».

 

I COLLEGHI

«Non ci aveva mai parlato di problemi personali. Nel nostro studio si occupava di diritto di famiglia e tante volte si era trovata ad affrontare storie di donne vittime di violenza. Poi questa mattina ho appreso da una collega la notizia della sua morte, siamo tutti sotto choc» commenta uno degli associati di Consulp il network di avvocati per cui lavorava. «Conoscevo da tempo Martina, giovane e promettente avvocato, a cui più volte ho fornito il mio incoraggiamento a proseguire nella professione forense nonostante i suoi occasionali dubbi che talvolta mi ha esternato sulle difficoltà del momento storico. Avrei dovuto incontrarla a breve per fornire i mio modesto supporto alla ultimazione di un atto difensivo in favore di una cliente dello studio in cui collaborava fattivamente e ove era apprezzata e benvoluta. Pur nella tristezza e nello sconforto del momento, nel ricordo di Martina dobbiamo guardare al futuro e domandarci se la sola risposta punitiva possa essere la sola idonea alla prevenzione oppure, come sembra più necessario, fare qualcosa che possa aiutare tante donne, specie se giovani, a capire il vissuto degli uomini con cui entrano in rapporto. Aiutarle nella fase delicata in cui decidono di chiudere quei rapporti complicati» racconta Mario Murano un altro collega di Martina.

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