Nelle carte in mano ad inquirenti e investigatori sembra non esserci traccia della malattia oncologica di cui Costantino Bonaiuti raccontava di essere affetto. Eppure, sia i colleghi di lavoro che i familiari dell'ingegnere 61enne impiegato all'Enav, conoscevano un'altra verità: «Ci aveva detto di essere in chemioterapia», ricordano alcuni di loro. Ma le indagini stanno raccontando altro: dagli accertamenti condotti dalla polizia, infatti, non risultato diagnosi tumorali per l'uomo, che soffrirebbe invece «di disturbi psicologici e polmonari», come ha dichiarato il suo legale. Probabilmente è per questo che era riuscito ad ottenere il permesso di lavorare da casa, in qualità di dipendente fragile. Quasi certamente anche a Martina, l'avvocatessa civilista di 34 anni che ha ucciso venerdì sera, aveva raccontato di essere malato allo stadio terminale.
LA MACCHINAZIONE
Forse un tentativo, estremo, di muovere la compassione della donna, che aveva deciso di lasciarlo dopo che la loro relazione, iniziata un paio di anni fa, era ormai finita. Martina si stava frequentando con un altro uomo. Bonaiuti l'aveva capito, ma non l'aveva accettato. Da qui, probabilmente, la macchinazione della menzogna nella speranza di tener legata a sé quella donna, di molti anni più giovane di lui che voleva lasciarlo per sempre. Dilaniato dalla gelosia - è la tesi dell'accusa che gli contesta le aggravanti della premeditazione, degli abbietti e dei futili motivi - venerdì sera è uscito da casa armato di quella pistola che, insieme a molte altre, conservava poiché titolare di un regolare porto d'armi per uso sportivo. Lui stesso ha detto che si sarebbe voluto ammazzare e che il colpo mortale verso Martina è partito per sbaglio. Ma, stando al racconto del fratello della vittima, che ha assistito all'omicidio, la dinamica è un'altra.
Bonaiuti, oltre a mentire sul proprio stato di salute, mesi fa si era recato a casa della madre della Scialdone nel tentativo di portare la donna dalla sua parte e convincerla della bontà del rapporto che c'era con la figlia, nonostante fosse un uomo sposato. «Perché lei non mi vuole bene?», aveva chiesto l'uomo alla donna, secondo il racconto di una vicina.
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