Due settimane non sono bastate alla macchina della burocrazia a risolvere “il problema” dell’appartamento con i 29 gatti ormai diventato di tutto il quartiere Tuscolano. Una volta messi in sicurezza i felini nell’appartamento della coppia di fratelli accumulatori seriali di “animali” vicino piazza dei Consoli, nulla si è potuto fare da lì in poi per andare avanti. «I casi, chiamati in Italia della Sindrome di Noè, all’estero animal hoarding in Italia e a Roma sono sempre più frequenti - dice Maurilia Amoroso ell’Enpa di Roma a Il Messaggero - per il caso del Tuscolano due settimane fa avevano predisposto un TSO che non è stato eseguito, lo sgombero e la disinfestazione che naturalmente hanno un costo e quindi non sono stati eseguiti, le situazioni si arenano così, con il recupero dei 29 gatti non abbiamo concluso il lavoro, a parte il caso umano lì ci sono altri tre gatti e una cagnolina che attualmente vive in una situazione di degrado ma si è fermato tutto su un tavolo di qualche direttore di qualche mnistero che deve dare l’ok a procedere, ed è rimasto tutto in stand by».
La coppia di fratelli dediti al “barbonismo” e che aveva accumulato nell’appartamento vicino piazza dei Consoli una discarica con quintali di immondizia sta ancora lì irrisolta, accumulatori seriali di spazzatura e animali che sono sempre più frequenti anche nella capitale.
Cresce quindi il fenomeno dei raccoglitori seriali di cani e gatti. Per far fronte a questo problema, insieme ad altre associazioni animaliste, l’Enpa ha richiesto al Comune di Roma che, nel nuovo Regolamento Tutela Animali al momento in fase di elaborazione, venga inserito un articolo dedicato che tratti proprio “animal hoarding”, ovverosia l’accaparramento e accumulo compulsivo di animali. «Abbiamo richiesto - conclude la Amoroso dell’Enpa - che venga istituito un gruppo di intervento coordinato delle Istituzioni competenti quali servizi sociali, servizi veterinari delle ASL, Servizi igiene mentale ed esperti indicati dalle associazioni animaliste. E che il gruppo intervenga secondo un protocollo operativo concordato e collaborando anche con altri soggetti (Autorità giudiziaria, Vigili del Fuoco, guardie zoofile ecc.) ciascuno per la propria competenza ai fini della tutela sia del benessere degli animali sia delle persone coinvolte, auspichiamo che il Comune di Roma ci stia a sentire».