A Roma tra i palazzoni la benedizione degli animali (ma i gatti restano a casa)

A Roma tra i palazzoni la benedizione degli animali (ma i gatti restano a casa)
di Pietro Piovani
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Lunedì 18 Gennaio 2021, 00:44 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 12:31

Nel giorno di Sant’Antonio abate, anche in una grande metropoli europea si benedicono gli animali. Non le pecore e i maiali come nei paesi di campagna, ma gli animali che abitano tra i palazzoni di cemento armato, cioè i cani. Ieri davanti alla parrocchia di San Damaso c’era un festoso assembramento di quadrupedi, tutto un intreccio di guinzagli e uno sventolare di code, mentre don Umberto (in realtà si chiama Humberto perché è colombiano) pronunciava le formule di rito che si percepivano a fatica per il chiasso dei latrati. Una cagnolina piccola come un sorcetto, aggrappata alle braccia di una signora, tremava terrorizzata dal movimento dell’aspersorio. Molti cani facevano amicizia, «questi due mi sa che si fidanzano» scherzava don Umberto. Qualcuno ha lasciato sul sagrato un ricordo maleodorante che il padrone, non identificato, si guardava bene dal raccogliere perché siamo pur sempre a Roma, ma tra tanti uomini di buona volontà non è stato difficile trovare un parrocchiano con il guanto di gomma pronto a rimuovere la deiezione precisando: «Non è stato il mio». E mentre una donna ne approfittava per farsi confessare sotto il porticato (i confessionali sono vietati dalle norme covid), a sorpresa in mezzo alla canea è comparsa la gabbietta di un gatto. A ricordarci di tutti i felini rimasti negli appartamenti, anarchici e miscredenti per natura, non fedeli come i cani.
 

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