La notte dei bulli, se tornare a casa fa paura

di Marco Pasqua
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Lunedì 7 Novembre 2016, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 12:25
Roma è violenta da sempre,
ma quella sensazione
di pericolo diffuso, di anarchia
come in questi anni, mai prima

@lacarlizz 

Domenica notte, Garbatella, a poca distanza dalla fermata della metro. Marco, fotografo 21enne, sta tornando a casa da un concerto. Ha appena finito di lavorare e ha con sé, nello zaino, macchina fotografica e attrezzatura del valore di svariate migliaia di euro. Mentre cammina lungo la strada, nota, seduti su una panchina, cinque ragazzi, intorno ai 20 anni. Due di loro, vedendolo arrivare, gli vanno incontro. Il suo primo pensiero è per i suoi strumenti di lavoro: «Ora mi rapinano», pensa. E, invece, uno dei giovani, senza alcun motivo, inizia a sputargli contro. Nessun insulto, nessuna spiegazione per quel gesto barbaro e incivile.

Ma non è finita. Perché anche un altro bullo inizia a fare lo stesso, mentre gli altri tre assistono alla scena, sghignazzando. In strada non c’è nessun passante, nessuno che possa mettere fine all’assalto della gang. Marco ha paura, sono cinque contro uno, il suo metro e 69 di altezza e la sua timidezza aumentano la sensazione di impotenza e fragilità. Accelera il passo, tra gli sputi. Il suo palazzo è vicino, i ragazzi, per fortuna, si fermano. Infila la chiave nel portone e, quando è chiuso, sente che il cuore gli batte forte. Quella banda non l’aveva mai vista prima e non pensa che la sua omosessualità c’entri qualcosa con quell’aggressione. Si sente ferito e spaventato e sa che, ogni volta che tornerà dal lavoro di notte, ripenserà a quell’offesa consumata sul marciapiede di una città in cui tutti dovremmo spaventarci per questa rabbia e violenza sempre pronte ad esplodere da un momento all’altro.

marco.pasqua@ilmessaggero.it
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