La dura vita dello steward professionista a chiamata

La dura vita dello steward professionista a chiamata
di Mimmo Ferretti
2 Minuti di Lettura
Domenica 4 Novembre 2018, 00:03
Mamma, c’è una novità». “Dimmi, Gino”. «Sono diventato steward». “Bravo, una bella professione. Ma non studiavi Letteratura francese?”. «Sì, ma che c’entra?». “Steward... aerei, viaggi, voli... Io ho paura di volare, lo sai”. «No, non quello steward: steward da stadio». “Cioè?”. «Devo garantire l’ordine allo stadio». “Tu che non riesci neppure a tenere in ordine la tua camera?”. «Mammaaaaa.... Ordine pubblico, non quell’ordine lì». “Tipo?”. «Controllo i tifosi all’ingresso e dentro lo stadio». «Quindi fai il controllore?“. «Anche il controllore». “Oltre a?”. «Oltre a far rispettare la legge». “Quindi fai il poliziotto...”. «Steward, mamma. Steward...». “Ma quanto ti pagano?”. «Novecento euro circa...». “Beh, al mese non è poco. Bravo Gino”. «Novecento euro l’anno, mamma...». “Ah ecco... Almeno hai un contratto a tempo indeterminato?”. «No, collaborazione a chiamata». “Fai una cosa, Gino: la prossima volta che ti chiamano per fare lo steward, tu non rispondere. La paghetta mensile continua a dartela mamma tua». «A me però piaceva l’idea di controllare, mantenere l’ordine...». “Anch’io avrei voluto fare l’attrice invece faccio la casalinga. E non guadagno nemmeno novecento euro l’anno...”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA