L’insopportabile invasione dei piccioni

di Mario Ajello
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Sabato 30 Maggio 2015, 23:57 - Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 00:07
«Daje e ddaje, pure li piccioni se fanno quaje. #proverbiromani»

@GarbatellaRM L’insopportabilità dei piccioni è indubitabile e assoluta. Se potevano avere il merito di avere diminuito il numero dei topi, perchè se li mangiano, questi topi con le ali sono quasi peggiori di quelli di fogna. E viene quasi da rimpiangere (anzi faceva schifo anche la situazione precedente) il monopolio di un tempo, quello così sintetizzato nella canzone di Francesco De Gregori: «Ci sono topi tutti in giro / Topi tutti intorno / Topi mattina e sera / Topi mattina e giorno» (titolo: «300 milioni di topi»).

Il piccione-topo, il topo volante, lo trovi dappertutto. Onnipresente e onnivoro. Eccoli sui tetti delle auto, e tra un po’ anche all’interno degli abitacoli tra il seggiolino del bimbo e il lettore dei cd; sul tavolino del bar, a consumare l’aperitivo con il malcapitato di turno; sul sellino della moto, subito prima o subito dopo averci defecato sopra; sulla pensilina della fermata del bus (il bus non passa ma i piccioni sì); sulla carrozzina dei bebè a passeggio nel parco, e occhio che s’infilano anche sotto il lenzuolino; e l’elenco potrebbe durare all’infinito e lo conoscono tutti i romani. Finalmente sono arrivati i gabbiani a mangiarsi i piccioni, quegli stessi gabbiani - o almeno uno di loro - che s’avventarono insieme a un corvo sulle colombe liberate da Papa Francesco sulla piazza del Vaticano. E le sbranarono.

I volatili sono piacevoli, ma non tutti. I volatili possono essere simpatici, ma non sempre. E a Roma, senza rimpiangere i topi, si starebbe meglio anche senza piccioni & gabbiani.



mario.ajello@ilmessaggero.it