Chiama quando vuoi (tanto non rispondo)

di Mauro Evangelisti
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Venerdì 27 Dicembre 2013, 18:03 - Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 10:42
Una volta la

chiamata

persa non esisteva,

esistevano gli squilli




@elisa_colo



Ormai nessuno risponde più al telefono. Occhio, non significa che non parliamo, ma è tutto un fiorire di chiamate perse, di ti ha cercato, di eterni richiamarsi. Fino all’estremo che poi ci si richiama allo stesso momento e le linee vanno in tilt con gli inseguiti/inseguitori che ricevano in contemporanea il messaggio che avverte che l’altro ti ha cercato. Finito il tempo delle suonerie più fragorose di una orchestra cubana, ormai in tanti viaggiano con il vibra o addirittura con il silenzioso spinto. Poi si guarda chi ci ha cercato e se è il caso si richiama. Solo che a quel punto chi sta dall’altra parte non ti risponde e via con la rumba dell’inseguimento. Anche perché la vecchia chiamata e i vecchi sms e le vecchissime mail - ma questa non è più una novità - ormai sono superati dalla messaggistica o da canali alternativi, da Skype a Whatsapp, da Line alla chat di Facebook. In questo mutamento dei modi di comunicare, ancora più fulmineo in una città come Roma in cui tra il rumore del traffico e le corse sullo scooter non c’è suoneria o vibra che tengano, si sta perdendo anche la sorpresa della telefonata anonima. Succedeva solo qualche anno fa (oggi meno spesso), le telefonate in arrivo dall’anonimo te le spillavi con un misto di ansia e aspettativa, rispondevi con un miscuglio di timore e speranza «proooonto» e speravi sempre che dall’altra parte ci fosse un interlocutore che ti avrebbe cambiato la vita. Quasi mai era così, però già bastava il brivido.



mauro.evangelisti@ilmessaggero.it



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