Corviale: i due volti del Serpentone di Roma. Dal degrado alla rinascita

L’obiettivo di recuperare le periferie urbane

Associazioni, laboratori e una mostra simbolo dello scambio di integrazione socio-culturale. De Cristofaro: "Trasformare i luoghi della cultura periferici in poli d'attrazione."
di Alessia Perreca
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Giovedì 3 Novembre 2022, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 09:24

«Sono qui da più di cinque anni. E mi creda: per cercare pochi metri dove poter vivere, mi sono dovuto dar da fare. Ho rischiato la vita, mi sono abbassato al "sistema". Marcio e corrotto. Perché la paura era di ritrovarmi con una pistola puntata alla tempia».  E’ il racconto crudo e rassegnato di un signore (preferisce restare nell'anonimato, ndr) -  che incontro al secondo piano del Serpentone - lungo un chilometro - che attraversa interamente via Poggio Verde. Qui, al Corviale, sulla via Portuense, c’è un silenzio spettrale. Lo respiri mentre percorri quei lunghi corridoi dal grigio oramai sbiadito dal tempo. Sguardi abbassati, occhi timorosi, bocche omertose. C'è chi saluta, chi sorride e chi sostiene che anche nei luoghi più oscuri, l'amore esiste. Lo vedi disegnato sui muri. E' scritto sopra alcune tavolette di legno affisse vicino ai quei portoni, in parte logori, annientanti dal menefreghismo ed abbandonati a una lenta agonia. Non solo amore: c'è voglia di pazzia, di divertimento, di libertà, di pace e gioia. Ci sono sogni e speranze. E bisogno di onestà.  Quel silenzio assordante, ogni tanto, è rotto dalle sirene delle volanti, per qualche retata. Come il blitz, avvenuto lo scorso Settembre, che ha interessato diversi quartieri della Capitale. Sotto la lente di ingrandimento dei carabinieri del Comando Provinciale, sono finite le principali piazze dello spaccio del Vigneto, Tor Bella Monaca, Quarticciolo e Corviale. Quindici le persone in manette e nei locali di via Poggio Verde sono stati sequestrati denaro in contanti (14.000 euro, ndr) e circa 3,4 chilogrammi di hashish. Spacciatori, vedette - molti di loro minorenni - ma anche il racket delle occupazioni abusive. Un sistema ben consolidato. Bilocali  e trilocali, disponibili dietro un compenso a tre zeri. O forse più.

 

«Io sono qui dal 1992 - racconta una anziana signora - e ho visto di tutto: delinquenti ( ancora oggi presenti), ma anche tanta brava gente che esce la mattina e va a lavorare. La delinquenza è ovunque. Anche nel centro della nostra città. Il segreto è imparare a restare persone perbene, pulite. Se c'è bisogno di trovare una casa, si fa domanda all'Ater e si attende il momento dell'assegnazione».  Lo scorso Ottobre, esattamente qui, all'interno del “Er Serpentone”, sono stati arrestati cinque uomini, di età compresa tra i 35 e 66 anni, con precedenti penali e con l'accusa di sequestro di persona, lesioni aggravate, tentata estorsione e rapina ai danni di un ragazzo di 38 anni, colpevole di non essere in regola con il pagamento dell'affitto. Gli arretrati erano arrivati ad un importo di 2.000 euro. Secondo quanto raccontato dalla vittima, nel pomeriggio di domenica ( 2 Ottobre, ndr), a casa sua, si sono presentate tre persone. Tra di esse, anche il proprietario dell’appartamento. I tre, giunti all’interno, lo avrebbero percosso con violenza. Dopo, lo avrebbero caricato su un’auto, diretti in una villa, a Castel Gandolfo, dove c’erano altri due complici ad attenderli. L’incubo è proseguito qui e il 38enne sarebbe stato sottoposto a ripetute sevizie: calci e pugni, con l’utilizzo di oggetti metallici. Oltre ad essere stato rapinato del telefono cellulare e del portafogli contenente 400 euro. La spedizione punitiva si è conclusa grazie ad uno stratagemma messo in atto dalla vittima. Che fortunatamente  è riuscita a dileguarsi dalla villa e chiedere aiuto. I carabinieri, giunti sul luogo delle violenze, hanno rinvenuto le armi utilizzate con ancora le tracce ematiche, sigarette, un’asta per tende, distrutta in diversi punti e l’autovettura per trasportare il malcapitato.

L’uomo, ricoverato in ospedale in prognosi riservata, ha riportato diversi traumi e lesioni.  

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Corviale. Il grande progetto pensato e fortemente voluto da un team di 23 architetti coordinati da Mario Fiorentino. Sei lotti, 1200 appartamenti e quell’utopia abitativa fondata sul senso della comunità e dell’aggregazione. Utopia, per l’appunto. Perché negli anni, gli interventi di recupero urbano sono stati un puro miraggio. E le criticità non si sono arrestate alla droga e all’abusivismo. «Le problematiche da affrontare sono tante - sottolinea Ida D’Orazi, consigliera di Federcasa e Presidente del Centro anziani - a cominciare dagli ascensori. Sono tutti rotti, obsoleti e gli ascensoristi fanno i miracoli per poterli riparare. Ma non è sufficiente». Le emergenze non sono ancora finite: «Siamo sprovvisti dei dispositivi antincendio e spesso si staccano parti di cemento con il rischio di far del male a qualche passante. E i lavori di manutenzione straordinari non sono stati effettuati». «La sicurezza degli abitanti è in serio pericolo - ha proseguito D’Orazi, da anni impegnata sul territorio di Corivlae - e Ater è totalmente assente. Nessuno ci ascolta».

 

Quelle  5.000 anime sono in attesa che venga completata la riqualificazione del famoso quarto piano, quarant’anni fa destinato a servizi commerciali, asili, amministrazioni e che certamente avrebbe abbattuto il muro dell’illegalità. Il progetto del restauro è cominciato nel 2019 e sono 103, i nuovi alloggi costruiti. Una parte (circa una trentina) sono stati già consegnati. Ma resta da fare ancora molto per ridurre i numerosi disagi quotidiani. Le uniche speranze per non cadere inghiottiti nel pozzo della criminalità sono aggrappate al “Campo dei Miracoli”, - di fronte a quella enorme costruzione di cemento circondata dalla campagna -  primo campo di calcio a 11 che rientra nell’ambito del progetto di recupero sociale “Calciosociale”. La strada, per chi nasce in periferia, può non sempre essere in salita. Navigare senza meta con il rischio di scivolare in un tunnel buio e pieno di insidie. Adolescenti soli, mentre trascorrono le giornate nei vicoli del quartiere. Niente zaino in spalla, solo bustine di droga nelle tasche dei jeans. Futuri adulti che finiscono nel circuito della mala macchiandosi di crimini orrendi. Crescere in periferia è una grande sfida. E oltre all’aspetto esteriore, spesso malmesso e dissestato delle abitazioni, scorre un filo di speranza, una sete di riscatto. La rinascita è possibile grazie alle realtà di volontariato attive sul territorio: laboratori, associazioni e artisti con lo scopo di coinvolgere un pubblico ampio. Dai bambini agli adulti, come è accaduto nell’ambito di Città Foresta, il festival dedicato alle aree urbane, a cura di Latitudo Art Projects. Al Teatro Corviale e all’area verde circostante Largo Odardo Tabacchi, due giornate trascorse all’insegna della musica e della progettualità. E, a cinque chilometri dal Serpentone, sempre lungo la via Portuense, c’è un altro luogo dove, nel 1967, furono intercettati i resti di una necropoli imperiale, tanto da conservarne ancora oggi i tesori archeologici. Il “Drugstore Museum Circuito Necropoli portuense”, un tempo, un supermercato aperto 24 su 24, è stato trasformato in un museo. Gestito dalla Soprintendenza di Roma che lo reso un vero e proprio luogo della “diffusione culturale”, all’interno del Municipio XI e dove è possibile accedere gratuitamente. A partire da metà Ottobre, ha avviato la nuova stagione con una mostra “Napoli New York Corviale” dedicata alle opere di Consuelo Chierici, Stefano De Santis, Giulio Ceraldi e Giancarlo Savino, i quattro artisti che hanno fondato il collettivo chiamato “Virus Group” e da anni impegnati con i propri studi al Corviale. Archeologia contemporanea, ma anche esposizioni, incontri, conferenze, concerti, spettacoli per offrire la conoscenza dell’arte ai cittadini e creare quel senso di affiliazione territoriale. La rassegna, curata dal Soprintendente Speciale di Roma, Daniela Porro, dal Direttore del Drugstore Museum e Circuito della Necropoli Portuense, Alessio De Cristofaro, e da Jonathan Giustini, sarà visitabile fino al prossimo 27 Novembre, dal lunedì alla domenica, dalle ore 10.00 fino alle 19.00. «Si tratta di artisti - ha spiegato Alessio De Cristofaro, responsabile del Sito  -  che si sono insediati al Corviale e hanno cominciato a replicare lo stesso modello collettivo sperimentato negli anni Settanta e Ottanta. Ci siamo “incontrati “sulla strada della rigenerazione urbana».

Con l’obiettivo di recuperare le periferie urbane. «Ho promosso in Sopraintendenza - ha proseguito De Cristofaro - una serie di progetti che prevedono una rigenerazione delle periferie, attraverso una riqualificazione degli spazi archeologici e dei luoghi della cultura. I quattro artisti hanno praticato un’arte cosiddetta “aperta”, “pubblica”, non soggetta al mercato. E le opere da loro realizzate, riflettono sull’antichità e sulla stratificazione della memoria.” Il DrugStore Museum è inteso come museo della riqualificazione del Municipio XI e «l’intento - ha concluso De Cristofaro - è quello di avviare progetti che trasformino luoghi periferici in poli d’attrazione che possano sostenere le realtà locali, soprattuto associative».

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