«Alla Camera e il Senato il Partito democratico di Roma porterà un importante numero di parlamentari. E Difenderemo la Capitale dal ritorno del partito del Nord che ha sempre egemonizzato il centrodestra, alimentando uno spirito antiromano». Veramente la leader della prima forza del centrodestra, Giorgia Meloni, è romana. «Certo, però ha ricandidato Tremonti. Speriamo che non gli lasci decidere la politica economica del suo partito». Parla Claudio Mancini, candidato del Pd nel proporzionale Lazio1 P03 e nel collegio uninominale U06 (XI e XII Municipio e Fiumicino).
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Ieri ha aperto il suo comitato elettorale. Non teme il disinteresse degli elettori?
«No, io noto molti incerti, che sono interessati a comprendere le proposte e le ragioni in campo.
Di programmi non si parla.
«Ma le differenze ci sono tra il centrodestra e noi. Loro meno tasse ai ricchi, noi meno tasse ai lavoratori. Loro no 194, noi parità di genere. Loro lavoro sottopagato, noi salario minimo. Loro discriminazioni, noi diritti civili. Loro conservatori, noi progressisti. Ci sono solo due opzioni in campo: o Meloni o il Pd».
Roma come alle ultime amministrative, sceglierà il centrosinistra?
«Noi siamo fiduciosi per il voto a Roma che a mio avviso sarà trainato dalla candidatura di Zingaretti come capolista e dal crescente giudizio positivo sull’amministrazione Gualtieri. Tanti indecisi sceglieranno il Pd e questo ci farà vincere la gran parte dei collegi di Roma. Il 6 settembre saremo con Enrico Letta in Piazza Santi Apostoli, una piazza che ci è cara per la stagione dell’Ulivo e per le vittorie che vi abbiamo celebrato».
La presentazione delle liste ha creato molti malumori nel Pd. Chi è stato escluso, dice di essere vittima del gioco delle correnti.
«La riduzione del numero dei parlamentari ha portato a scelte difficili e in qualche caso dolorose, a mio avviso Letta ha operato bene e si è mosso con giudizio. È troppo facile lamentarsi delle correnti, quando non ti candidano e stare in silenzio quando ti candidano. A Roma, dopo le elezioni, il Pd andrà a congresso per affidare il partito a una nuova generazione che spero sappia superare le divisioni del passato».
Ci sono, però, ancora le scorie del caso Ruberti.
«Io ho conosciuto un dirigente pubblico stimabile e di grande capacità, che ha lavorato con amministratori del calibro di Rutelli, Veltroni, Marino, Zingaretti e Gualtieri. Ha certamente commesso un errore, che ha riconosciuto e per il quale si è dimesso, per il resto inviterei a non dare giudizi affrettati in attesa dell’esito degli accertamenti in corso».
Gualtieri è stato molto sostenuto dal governo Draghi. Temete che con un governo di centrodestra possano cambiare le cose?
«Giubileo del 2025, candidatura per Expo 2030, poteri speciali in materia di rifiuti, commissariamenti e finanziamenti per trasporti, opere pubbliche e asfaltature delle strade. Sono fatti concreti su cui il governo ha collaborato con la Capitale, grazie a un pieno sostegno delle forze politiche, anche quelle di centrodestra. Quale che sia l’esito delle elezioni nessuno avrà convenienza a cambiare questa impostazione, perché pagherebbe un alto prezzo di credibilità verso i cittadini romani».
Sembra dimenticata anche la riforma su Roma Capitale.
«Noi porteremo un’importante pattuglia di parlamentari alla Camera anche per sostenere la Capitale per le risorse e le riforme che sono necessarie. Nella legislatura che si conclude era stato fatto un gran lavoro di sintesi con il testo adottato in commissione Affari Costituzionali, la cui approvazione è stata bloccata dalla crisi di governo. Nella prossima legislatura ripartiremo da lì e da un testo di legge ordinario per permettere a Roma di esercitare la propria triplice funzione di Capitale: Capitale della nazione, Capitale mondiale della Cristianità e Capitale della Storia antica».