Regione Lazio, la beffa dei camici e delle tute protettive: acquistate e mai arrivate

Regione Lazio, la beffa dei camici e delle tute protettive: acquistate e mai arrivate
di Francesco Pacifico
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Sabato 29 Agosto 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 23:23

Dopo le mascherine della Ecotech, la Regione Lazio torna nel mirino per le forniture di Dpi - questa volta si parla di camici e di tute per medici - pagate e non consegnate. Con l’ente di via Cristoforo Colombo che spiega di essere vittima di una truffa tanto da aver cancellato la commessa, chiesto un maxi risarcimento e denunciato la società fornitrice, la Biolife di Taranto. Che è anche al centro di un’inchiesta della Procura del capoluogo pugliese.

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A marzo, quando si è nel pieno del lockdown e con il boom di casi di Covid, la Regione Lazio si trova costretta a recuperare velocemente camici e tute per medici e infermieri. Il Primo aprile, tramite l’Agenzia per la Protezione Civile - e sfruttando le procedure d’emergenza garantite dai Dpcm del governo per affrontare la pandemia - affida un ordine da 17.080 milioni di euro alla ditta Biolife per un milione di camici e un altro milione di tute.

La consegna è prevista per l’8 aprile, da ritirare presso l’aeroporto di Fiumicino. Ma quel materiale non arriverà mai, mentre la Pisana ha subito versato un anticipo del 20 per cento (cioè 2,8 milioni di euro), come chiesto dal fornitore. In compenso la Biolife invia alla Protezione civile del Lazio una serie di missive - mail e Pec - nelle quali segnala non pochi problemi nel recuperare i camici e le tute, le lungaggini registrate nei trasporti o le difficoltà a garantire tutti i passaggi nello sdoganamento alla dogana. Per la cronaca, la Biolife sarebbe riuscita a consegnare soltanto 140mila camici, peccato che quando arrivano alla dogana a Bari la Guardia di Finanza scopre che sono inutilizzabili, perché non certificati, cioè non conformi alle normative. 

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Proprio quando si viene a sapere della perquisizione, e su input della Regione, l’Agenzia per la Protezione civile approva martedì scorso una determina per annullare l’ordine e soprattutto avvia le pratiche per rivalersi sulla Biolife. Come si legge nell’atto firmato dal direttore Carmelo Tulumello, si chiedono entro cinque giorni la restituzione dell’anticipo e le sanzioni previste dal contratto (1,4 milioni visto che ogni giorno di ritardo comporta una penale di 10mila euro al giorno). E non si esclude, come avvenuto, neppure di rifarsi sulla Biolife, scalando la cifra complessiva da altre commesse.

NEL MIRINO DEI PM
La Biolife era già finita nelle scorse settimane nel mirino della magistratura, dopo che la Procura di Roma - indagando sulla fornitura di mascherine mai consegnata - aveva scoperto che la ditta tarantina sarebbe stata consigliata dalla Exor Sa, la stessa alla quale si era rivolta la Ecotech per recuperare i Dpi. Da qui la segnalazione ai colleghi ionici, che poi hanno sequestrato i camici venduti alla Regione Lazio perché privi della certificazione necessaria. 
Dalla Pisana ripetono di essere parte lesa in questa vicenda: «L’Agenzia di Protezione Civile del Lazio - si legge in una nota - in queste settimane ha collaborato a stretto contatto con la Procura di Taranto in merito a una indagine che ha portato al sequestro di una partita di camici consegnato dalla società Biolife e alla conseguente risoluzione del contratto stipulato dalla Regione». Per poi far presente che di «non aver subito alcuna conseguenza finanziaria poiché l’anticipo di 2,8 milioni di euro versato per la fornitura di camici è stato interamente coperto», visto che non ha saldato una fornitura di mascherine, autorizzate e conformi, provenienti della stessa società». 

Sul piede di guerra le opposizioni.

Da Fratelli d’Italia l’ex eurodeputata Roberta Angelilli accusa: «Purtroppo avevamo ragione, la Ecotech non era un caso isolato: grazie al lavoro della Guardia di Finanza e della Procura di Taranto, sono stati confermati tutti i nostri dubbi anche sulle forniture della Internazionale Biolife, tanto che la Regione, con il solito colpevole ritardo, è stata costretta a revocare l’ordine». Per poi segnalare: «Non è finita, perché ci sono altre forniture in sospeso per le quali la Regione non ha ancora firmato le revoche. Sorprendente che il Direttore delle protezione civile sia ancora al suo posto».

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