Ostia, blitz ai Cancelli: sequestrati due chioschi non in regola con permessi e concessioni

Il provvedimento di chiusura ha interessato il secondo e il quarto chiosco ma sotto indagine ci sono anche le altre cinque strutture, per le quali è previsto a breve lo stesso destino

Ostia, blitz ai Cancelli: sequestrati due chioschi non in regola con permessi e concessioni
di Mirko Polisano
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Mercoledì 26 Ottobre 2022, 06:57 - Ultimo aggiornamento: 13:46

Sigilli ai Cancelli di Castel Porziano: sequestrati due chioschi perché non in regola con permessi e concessioni. È l'ultimo colpo di scena nella maxi inchiesta che da questa estate - il primo blitz avvenne i primi di luglio, nel pieno fermento della stagione balneare - la Procura di Roma sta portando avanti sul litorale di Ostia. Ieri, il provvedimento di chiusura ha interessato il secondo e il quarto chiosco ma sotto indagine ci sono anche le altre cinque strutture, per le quali è previsto a breve lo stesso destino. Forse già a partire da questa mattina si proseguirà a porre i nuovi sigilli. I militari della Guardia di Finanza hanno passato al setaccio permessi e autorizzazioni e trasmesso tutto ai magistrati di piazzale Clodio.

IL FASCICOLO

I pm avrebbero così riscontrato alcune irregolarità amministrative nel rilascio di autorizzazioni e permessi: i gestori dei chioschi - da quanto emerge dagli atti - non avrebbero i titoli necessari a esercitare e le strutture risulterebbero abusive. L'attenzione dei magistrati, dopo gli accertamenti dei finanzieri, si è focalizzata sulle strutture di ristorazione: cucine, ma anche sedi e tavolini dei chioschi per il posizionamento dei quali mancherebbero le autorizzazioni. Ora tremano anche gli altri gestori che - essendo nella stessa situazione - temono l'applicazione dei sigilli alle proprie strutture. Una nuova stagione di blitz e sequestri, dunque, si è aperta ieri a Ostia, dopo quella vissuta dagli stessi concessionari prima dell'estate del 2015, a pochi mesi dallo scioglimento per mafia del X Municipio.

Seguirono provvedimenti di chiusura e processi, molti conclusi con un non luogo a procedere. Dopo sette anni, il clima che si respira a Castel Porziano è lo stesso di allora. Qui, vennero impiegate perfino le ruspe. Ma poi i gestori vennero addirittura ripagati dal Campidoglio che ha dovuto rimborsare le spese dovute per i danni provocati.

L'ITER

Tutto sarebbe partito da alcune richieste presentate dagli stessi gestori, alcuni di Castel Porziano e altri di Capocotta, al Comune per poter ampliare o ricostruire le strutture di legno sulla sabbia. La domanda, però, è stata «rigettata» dagli uffici capitolini perché ci sarebbe un «vuoto amministrativo» su chi ha la competenza di quelle spiagge. Tecnicamente sarebbero in carico al Campidoglio, dopo che nel 1965 l'allora Presidente della Repubblica, Saragat le donò al Comune di Roma, ma è dal 2001 che l'amministrazione centrale non rinnova la convenzione. E, dunque, non avrebbe nessun titolo - a oggi - sulla gestione. Chi sarebbe, dunque, preposto al rilascio delle autorizzazioni? Una domanda a cui dovranno rispondere ora le autorità inquirenti.

IL CORTO CIRCUITO

«Sull'arenile di Castel Porziano esiste un doppio problema - dichiara l'urbanista Paula De Jesus dell'associazione Labur - Da un lato (come riconosciuto dalla Capitaneria di Porto e in parte dalla Regione Lazio) il mancato pagamento del canone dal 1999 da parte del Comune di Roma per il tratto di spiaggia antistante le dune. Infatti, dal 31 dicembre 2001 Roma Capitale occupa il bene demaniale in questione senza alcun titolo, con conseguente danno erariale, per il mancato versamento degli oneri concessori, di oltre un milione e duecentomila euro. Dall'altra l'annosa mancata definizione della convenzione con i chioschi. Due problemi amministrativi che non dovrebbe gestire la magistratura. Addirittura la Presidenza della Repubblica (che ha in dotazione l'arenile) neppure sapeva che il Comune è tenuto a pagare una concessione all'interno della convenzione del 1965 firmata da Saragat. Un guazzabuglio durato troppo tempo e che, ora, dovrà essere stralciato dal Pua. Su tali basi LabUr ha già diffidato l'Assessore Veloccia da tempo. Infine, è molto grave che il Municipio X abbia istituito in parallelo un tavolo tecnico su Castel Porziano, dove per altro siede anche l'Agenzia del Demanio, fermo dal 21 luglio scorso, invece di collaborare con la Procura».

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