Matteo Di Pietro, come è stata calcolata la pena e perché non andrà in carcere

Ha trascorso circa 6 mesi ai domiciliari, quindi la condanna residua che gli resta da scontare è inferiore ai 4 anni. Lo Youtuber rispondeva di omicidio stradale pluriaggravato, ma ha ottenuto uno sconto per la concessione delle attenuanti generiche e per avere patteggiato

Matteo Di Pietro, come è stata calcolata la pena e perché non andrà in carcere
di Michela Allegri
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 13:30

Superando il limite di velocità, alla guida di un potente suv Lamborghini, ha travolto la Smart guidata da una mamma e a bordo della quale c’era due bambini. Uno di loro, il piccolo Manuel, è morto sul colpo a causa dello schianto. È successo il 14 giugno scorso a Casal Palocco e ora, a distanza poco meno di 8 mesi Matteo Di Pietro, lo youtuber del gruppo The Borderline che era alla guida dell’auto, ha patteggiato 4 anni e 4 mesi di reclusione, una pena leggermente più alta rispetto a quella proposta dai suoi difensori e in relazione alla quale il pm aveva dato parere favorevole. L’accusa è omicidio stradale pluriaggravato. Di Pietro, che ha trascorso circa 6 mesi ai domiciliari, non andrà in carcere, visto che la condanna residua che gli resta da scontare è inferiore ai 4 anni. Ma come è stata calcolata la pena?

«Per l’accusa di omicidio stradale si partiva da una pena base di 9 anni e 3 mesi di reclusione - ha spiegato l’avvocato Matteo Melandri, che assiste la madre del piccolo Manuel - lo sconto dipende dalla scelta del rito e dalla concessione delle attenuanti generiche», cioè circostanze, valutate dal giudice, che giustificano una diminuzione della pena. In questo caso, Di Pietro ha prestato soccorsi nell’immediatezza dei fatti, ha intrapreso un percorso di riabilitazione con un’associazione di vittime della strada, durante l’interrogatorio ha ammesso le sue colpe dicendo che guidava oltre il limite di velocità e ha mostrato pentimento.

Anche oggi davanti al gip ha fatto dichiarazioni spontanee, ha «espresso le sue scuse, il suo dolore. Ha riconosciuto nuovamente la sua responsabilità, come aveva già fatto nell’interrogatorio e ha espresso anche il suo desiderio di impegnarsi in futuro in progetti che riguardano la sicurezza stradale. Quindi un suo impegno sociale che lui stesso ha definito come obiettivo sociale», ha dichiarato il suo legale, l’avvocato Antonella Benveduti.

La concessione delle attenuanti ha fatto scendere la pena di un terzo. Sono state poi calcolate le aggravanti, che hanno comportato un innalzamento dell’entità della condanna, poi mitigato dalla scelta del rito, cioè il patteggiamento, che ha assicurato all’imputato un ulteriore sconto. Tre gli articoli del codice stradale contestati: il 141, che impone al conducente di una vettura di mantenere sempre il controllo del veicolo ed essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo; il 142, che fissa i limiti di velocità; il 145, che impone di non impegnare un’intersezione quando il conducente non ha la possibilità di proseguire e sgombrare in breve tempo l’incrocio.
Per la famiglia lo sconto di pena «non è stata una sorpresa - ha aggiunto l’avvocato Melandri - Resta la tragedia per una famiglia, per una madre. Oggi abbiamo una condanna che rispettiamo ma non potrà restituire la vita di bimbo di 5 anni».

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