Elena Aubry, condannato il tecnico: «Ignorò l'asfalto dissestato». Ridotta di sei mesi la pena

I giudici hanno disposto per lui un anno e mezzo di reclusione, con l'accusa di omicidio stradale

Elena Aubry, condannato il tecnico: «Ignorò l'asfalto dissestato». Altre sette persone sono a processo
di Michela Allegri
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Sabato 14 Ottobre 2023, 07:17 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 12:28

Era morta dopo avere perso il controllo della moto su cui stava viaggiando, in via Ostiense, a causa del manto stradale dissestato per le numerose radici. Era il maggio del 2018 ed Elena Aubry aveva 26 anni. Ieri, per questa vicenda, è stato condannato in appello Alessandro Di Carlo, responsabile della sorveglianza della ditta che vinse l'appalto per la manutenzione di quel tratto di strada. Una manutenzione che, per i magistrati, sarebbe stata decisamente carente. I giudici hanno disposto per lui un anno e mezzo di reclusione, con l'accusa di omicidio stradale, riducendo di sei mesi la condanna emessa in primo grado.

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IL PROCESSO

Di Carlo aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato, ottenendo in questo modo lo sconto di un terzo della pena. Altre sette persone sono state rinviate a giudizio e il processo a loro carico inizierà il prossimo 9 luglio, quando saranno passati più di quattro anni dalla morte della ragazza. Sul banco degli imputati, sempre accusati di omicidio stradale, ci saranno tre dirigenti del Simu - il dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana del Campidoglio -, altrettanti impiegati del X Municipio di Roma, e il responsabile legale della ditta vincitrice dell'appalto di manutenzione delle strade.

LE MOTIVAZIONI

Nel motivare la condanna di primo grado per Di Carlo, il gup Roberta Conforti aveva sottolineato che l'incidente era «prevedibile, ma evitabile»: sarebbe probabilmente bastato effettuare una manutenzione adeguata. Per il magistrato, Di Carlo va «dichiarato responsabile in cooperazione colposa con gli altri imputati» che sono stati rinviati a giudizio. Nella sentenza di primo grado viene anche ricordato un precedente: «A distanza di 150 metri da dove ha perso la vita Aubry, nel 2016 è avvenuto un altro incidente e il personale intervenuto ha segnalato l'ammaloramento del manto stradale». Un antefatto che non è servito da campanello d'allarme, per gli imputati, visto che «le condizioni degradate di via Ostiense erano da tempo esistenti», come riferito da diversi testimoni. E ancora: per il giudice, «nessuno degli imputati ha adottato i necessari provvedimenti per sanare la situazione di pericolo su via Ostiense», nonostante «tutti i soggetti fossero a conoscenza della situazione di fatto e della regola cautelare che avrebbe imposto loro di attivarsi».

«PERICOLO SOTTOVALUTATO»

Di Carlo, responsabile della sorveglianza della ditta vincitrice dell'appalto della manutenzione delle strade del X Municipio, avrebbe «sottovalutato il pericolo», che era «ben rilevabile», e avrebbe anche «omesso di segnalarlo agli uffici competenti, nonostante la segnalazione non richiedesse elevate competenze professionali».
L'imputato si era difeso sostenendo di aver comunicato la presenza delle radici, e quindi il pericolo, e che l'intervento sarebbe spettato all'amministrazione. In appello i giudici hanno riconosciuto per Di Carlo le attenuanti generiche, che erano state escluse nel primo grado di giudizio, rideterminando la pena in un anno e 6 mesi di reclusione.

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