Capocotta, ricorsi bocciati: i chioschi devono chiudere. «Inammissibili le richieste dei titolari»

Capocotta, ricorsi bocciati: i chioschi devono chiudere. «Inammissibili le richieste dei titolari»
di Mirko Polisano
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Mercoledì 20 Settembre 2023, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 08:57

Capocotta, una sentenza senza precedenti. È quella del Consiglio di Stato che ha dichiarato «inammissibili» i ricorsi presentati - a inizio stagione - dai gestori dei chioschi delle spiagge libere lungo la via Litoranea. Risultato? Fine della sospensiva che fino a ieri aveva autorizzato l'apertura delle strutture che da oggi risultano a tutti gli effetti «abusive» e dunque con obbligo di chiusura. I titolari, dal canto loro, incassano e, non intendendo procedere ulteriormente per vie legali, si sono dichiarati disponibili a riconsegnare i chioschi al Comune di Roma. «Siamo pronti a restituire le chiavi delle strutture al Campidoglio - ammettono i gestori dei chioschi - il tempo, però, di prendere possesso delle attrezzature di nostra proprietà. Ci vorranno almeno 45 giorni per liberare i locali». Chioschi che da oggi, di conseguenza, non potranno offrire servizi ai bagnanti in quanto ufficialmente «privi di titolo autorizzativo». Bisognerà attendere una gara europea.

LO SCENARIO

E da domani? «Quello che ci preoccupa - proseguono i gestori - è anche il futuro per queste spiagge. Arriverà l'autunno e non ci sarà più la guardiania e la tutela delle dune. Speriamo Capocotta non diventi terra di nessuno». Fu proprio la "salvaguardia" ambientale - nel 2016 in piena "emergenza mafia" a Ostia - a permettere agli attuali gestori di poter restare aperti, pur non essendo in regola con concessioni e autorizzazioni. Il tutto poi scaduto all'inizio di questa estate - tanto che Campidoglio e X Municipio non poterono inserire le spiagge di Capocotta nell'ordinanza balneare. I chioschi dovevano restare chiusi: arrivarono i ricorsi dei gestori, poi la sospensiva del Consiglio di Stato - che ha permesso di garantire i servizi per la stagione - e infine ancora il colpo di scena di ieri con la sentenza. «Non condividiamo la sentenza che in alcuni punti sembra quasi voler "aggirare" le questioni prospettate - dice l'avvocato Francesco Dell'Orso, legale del Consorzio Capocotta - mentre in altri si rifugia in affermazioni inesatte. Ne è conferma il fatto che i ricorsi sono stati dichiarati "inammissibili", ossia respinti per motivi meramente processuali, evitando di affrontare aspetti che sarebbero stati invece sostanziali e fondamentali anche per il futuro assetto delle concessioni di Capocotta. Occorre anche far presente che, da quanto è dato comprendere dalle attività che Roma Capitale sta attualmente portando avanti, si intravede un concreto rischio che la preannunciata nuova gara pubblica non veda una conclusione utile per garantire la gestione per la prossima stagione balneare». «La sentenza conferma quanto è stato più volte denunciato da noi - comunica l'associazione Labur - Non esiste alcuna equiparazione dei chioschi di Capocotta ai beni demaniali marittimi. È grave che gli ultimi tre direttori del Municipio abbiano disatteso atti d'ufficio, dunque al loro ruolo, e rimpallato il tutto alla giustizia amministrativa. In quest'ottica, un encomio va al 6° Nom della GdF di Ostia per aver recepito la gravità dell'operato del Comune che, per 20 anni, ha disseminato chioschi irregolari sulle spiagge libere, garantendo profitti sui servizi di balneazione. Ne avevamo parlato di recente anche con i gestori, ma sono state parole al vento. A questo punto, attenderemo gli sviluppi per valutare se, anche in questo caso, la negligenza amministrativa possa aprire la strada ad infiltrazioni criminali». Comunque vada, si chiude un'era a Capocotta, la spiaggia dei romani. Quella che scandalizzato la prima Repubblica con il delitto Montesi - lì fu coniato il termine "capocottari", utilizzato nei processi. Ispirò Fellini e Pasolini. Ma anche Rino Gaetano che la cita in "Nuntereggae più". Settembre, l'estate che finisce. Una parte di Capocotta che muore.
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