Roma, detenuta uccise i due figli a Rebibbia: «Era capace di intendere e volere»

Roma, detenuta uccise i due figli a Rebibbia: «Era capace di intendere e volere»
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Mercoledì 19 Dicembre 2018, 15:24 - Ultimo aggiornamento: 15:25

È da «considerarsi» capace di intendere e di volere al momento del fatto Alice Sebesta, la detenuta che il 18 settembre scorso ha scaraventato i due figli, uccidendoli, nel reparto nido del carcere di Rebibbia a Roma. È la conclusione a cui è giunto il perito nominato dal tribunale di Roma nell'ambito dell'incidente probatorio. Sul punto il consulente dalla Procura si è espresso per la totale incapacità al momento del fatto.

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Era capace di intendere e di volere, la donna che lo scorso 18 settembre uccise i suoi due figli gettandoli a terra nel reparto nido del penitenziario. È quanto sostiene il perito nominato dal tribunale di Roma, a differenza del consulente nominato dalla Procura, secondo cui la donna era totalmente incapace al momento del fatto.

 

 


Per il perito, la donna «è da considerarsi capace di intendere e di volere al momento del fatto per deliberata assunzione di sostanza stupefacente in dose massiva per un mese prima del fatto reato». Ora la  perizia sarà discussa dalle parti nel corso dell'udienza fissata davanti al gip il prossimo 9 gennaio. 

Per questa vicenda è stata indagata la psichiatra dell'Asl Roma 2 in servizio nel carcere di Rebibbia perché, secondo l'accusa, nonostante ci fossero state specifiche richieste, non avrebbe visitato la 33enne tedesca di origini georgiane. 

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