Roma, scoperta vasca "olimpionica" di 2400 anni fa. Gli archeologi: «È un enigma»

Roma, scoperta vasca "olimpionica" di 2400 anni fa:
di Laura Larcan
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Giovedì 10 Settembre 2020, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 18:00

Una vasca olimpionica di quasi cinquanta metri che sfoggia su un lato corto una imponente rampa-scivolo. I bordi del bacino, che ancora pulsa d'acqua di falda dopo 2400 anni, sono definiti da grossi blocchi di tufo. Gli archeologi la definiscono «un enigma». «Di vasche antiche ne sono state ritrovate, ma non così monumentali e lavorate con cura nella sua intera struttura: è davvero un unicum», commenta l'archeologa della Soprintendenza di Roma Barbara Rossi, responsabile dell'area.

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«Basti solo considerare che lo scivolo ha rivelato due livelli di blocchi di tufo, evidentemente doveva sostenere il passaggio di qualcosa di molto pesante». Cos'è? Forse una darsena legata al vicino Tevere, forse un impianto produttivo lungo le vie commerciali per Roma.
 

 

L'ACQUA
«Quello che è sicuro è che l'elemento acquatico è la chiave di tutto», evidenzia Rossi. Il colpo d'occhio è ad effetto. Uno scavo che si estende su 20 mila metri quadrati (le pompe idrovore tengono a bada oggi il livello dell'acqua), ad una profondità di sei metri dal livello stradale, tra la via Ostiense e la linea ferroviaria Roma-Lido. Siamo in via di Malafede, dove un cantiere edilizio residenziale ha riportato alla luce negli ultimi mesi un vasto complesso archeologico:

«Un sito rimasto in uso dal V secolo a.C. fino all'età imperiale - spiega la soprintendente Daniela Porro - Un luogo di culto legato alla presenza di un sacello sacro, poi sviluppatosi come impianto produttivo a carattere commerciale in rapporto al crocevia di strade riportate alla luce». Accanto alla vasca spicca, infatti, una strada molto grande che corre parallela al bacino. I segni dei carri sugli acciottolati sono ancora evidenti. E sempre qui sono state intercettate le strutture murarie di un acquedotto.

GLI STUDI
«La prima ipotesi è che questa vasca fosse una darsena in sinergia col Tevere e il Fosso di Malafede, ma la scoperta del quarto lato che chiude il bacino potrebbe rimettere in discussione l'interpretazione», racconta Porro. Anche se tra gli archeologi c'è anche chi non abbandona l'idea, vedendo in quei blocchi di tufo una costruzione successiva all'attività della darsena. E forse, un sistema di paratoie in legno poteva regolare i flussi. Tant'è. In aiuto arrivano numerosi reperti trovati nell'area, a partire dalle assi di legno riaffiorate all'interno della vasca tra strati di argilla e acqua.

«Indizio chiave sarà proprio il legno - dice Rossi- perché da un micro scavo eseguito appositamente sono riemersi anche pezzi lignei lavorati di grandi dimensioni, quasi di due metri, con degli scassi: segno che dovevano servire a creare una ulteriore struttura». La vasca insomma, lunga oltre 48 metri e larga 12, è al centro di uno studio sistematico. Talmente bella che «a breve sarà valorizzata» grazie alla piena collaborazione tra impresa e Soprintendenza. I lavori, dunque, vanno avanti. La soddisfazione degli archeologi della società Eos arc, che ha condotto gli scavi in accordo con la Soprintendenza, sta anche nei tanti reperti ritrovati.

I REPERTI
«Almeno una trentina di monete in bronzo di età imperiale, da Augusto ai Flavi, tutte accumulate intorno al sacello - racconta l'archeologa Simona Schiano - Tanti pesi da telaio e anfore vinarie e oleari che confermano la vocazione produttiva e commerciale del sito. E numerose matrici fittili con i motivi di un panneggio femminile, usati per riprodurre piccole statuette femminili votive».

Funzione sacra, navale, produttiva all'incrocio delle strade? La vasca resta la vera sfida per Emanuele Giannini, direttore tecnico dello scavo: «La vasca di solito viene usata come bacino idrico, ma questa ipotesi non mi convince perché il fondo non è rivestito nel cocciopesto impermeabile bensì in terra battuta.
La rampa si trova solitamente in vasche di contenimento di concime animale, i cosiddetti sterquilini, ma è troppo grande per questo uso. Non è neanche un luogo per l'allevamento del pesce, perché il livello dell'acqua non è costante». Potrebbe essere vasca polifunzionale, di valenza anche sacra. «Nell'area abbiamo ritrovato lucerne e lastre in ceramica decorate con la Vittoria alata e elementi floreali», sottolinea l'archeologo Federico Desideri.

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