Roma, cluster negli ospedali: medici in quarantena, reparti a rischio blocco

Positivi 1.500 tra dottori e infermieri: dopo il S. Camillo altri 60 contagiati all’Umberto I

Roma, cluster negli ospedali: medici in quarantena, reparti a rischio blocco
di Flaminia Savelli
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Sabato 15 Gennaio 2022, 23:55 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 09:44

Contagiati dal virus e bloccati a casa: sono 1.500 i sanitari arruolati negli ospedali capitolini che mancano all’appello causa Covid. La quarta ondata della pandemia non ha risparmiato neanche i camici bianchi impegnati in prima linea contro la pandemia. E con le truppe della prima linea sguarnite, ora si rischia lo stop di reparti e padiglioni. All’ospedale San Camillo sta già accadendo: se entro oggi non verrà reclutato nuovo personale, domani resteranno chiusi i reparti di chirurgia generale week e di cardiologia week. Nell’ospedale infatti sono 145 i sanitari, tra medici e infermieri, infetti o in quarantena. Numeri più contenuti e comunque allarmanti al policlinico Umberto I: ieri erano 60 i dottori assenti perché positivi. «Il virus sta girando e non ha risparmiato neanche i dottori. Ora però a rischio ci sono i pazienti non Covid che non possono essere curati o che si vedono cancellare o rimandare a data da destinarsi visite e interventi» denuncia Roberto Chierchia, segretario generale Cisl fp Lazio. Con i primi reparti già in soffereza. Come quello di ortopedia che ha sospeso per il momento le richieste per le visite. Mentre sono stati già rimandate alcune categorie di interventi, come al tunnel carpale. Ma all’emergenza dei dottori positivi e quindi in malattia, si somma quella della carenza di personale. Un allarme lanciato a più riprese. 

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I NUMERI
Secondo le strutture sanitarie, il buco del personale ha raggiunto quota 10 mila.

Di questi, 7 mila solo negli ospedali romani. 

Una voragine che si allargherà ancora con il personale che nel 2022 andrà in pensione. Intanto i dirigenti dei pronto soccorso premono affinché vengano riaperte le liste agli specializzandi. Dopo l’appello lanciato alla fine di novembre (il 28), dalla Regione è partito il primo sblocco per il bando di chiamata. Ma non è sufficiente: «Da tempo stiamo chiedendo che si proceda con i concorsi per gli infermieri. Nonostante le ondate di pazienti Covid e la difficoltà di gestire i non Covid, ancora non abbiamo notizie sulle prossime stabilizzazioni. Serve urgentemente procedere alle assunzioni che sono state programmate per garantire quel diritto alla salute che rischia seriamente di essere compromesso» sottolinea il segretario Cisl Chierchia. Quindi i numeri: al presidio ospedaliero del San Filippo Neri mancano 120 infermieri, al Policlinico Umberto I mancano 250 e 300 operatori socio assistenziali. A Tor Vergata si chiudono posti letto e si riducono servizi per garantire l’emergenza. Infine, alla Asl di Latina mancano 100 infermieri e 150 unità tra tecnici di radiologia, di laboratorio, fisioterapisti, tecnici ortopedici. «L’unica soluzione - conclude il segretario Cisl - è chiamare dalle graduatorie terminando quella del Sant’Andrea e, contemporaneamente attivare, al più presto, le procedure concorsuali che abbiamo concordato con la Regione Lazio per avviare e concludere nel più breve temo possibile i bandi di concorso per infermieri già deliberato dalla Asl Roma 2 per oltre 1500 posti». 

In attesa che si abbassi la curva dei contagi e che la pressione sugli ospedali si alleggerisca. Il primo effetto dell’impennata di malati, e di sanitari contagiati, è stato il blocco delle ambulanze che nei giorni più critici ha toccato quota 56 mezzi del 118 ferme nei piazzali perché senza equipaggiamento con le barelle utilizzate al posto dei letti che non ci sono. 
 

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