Rifiuti, stretta sui netturbini: «Se la città è sporca tagli in busta paga»

Rifiuti, stretta sui netturbini: «Se la città è sporca tagli in busta paga»
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 9 Gennaio 2019, 00:01
Non sarà solo una bega contabile, la minaccia del Campidoglio di applicare penali all’Ama. Se la municipalizzata dei rifiuti incapperà nelle sanzioni del Comune, a risponderne saranno i lavoratori che dovrebbero assicurare alla Capitale la pulizia delle strade e la raccolta del pattume dai cassonetti. Si procederà con una sforbiciata corposa ai compensi dei dirigenti, chi insomma dovrebbe pianificare un servizio decente, ma anche i netturbini rischiano di ritrovarsi con una decurtazione in busta paga. Il prezzo delle penali, difatti, dovrebbe essere pagato sottraendo risorse al fondo per il salario accessorio dei dipendenti. L’ipotesi è già stata discussa in alcune riunioni riservate in Comune e dovrebbe essere inserita esplicitamente nel nuovo contratto di servizio tra l’amministrazione di Roma e la partecipata.

CORSA CONTRO IL TEMPO
Il vecchio contratto, che risale alla giunta di Ignazio Marino, è scaduto il 31 dicembre scorso. Il nuovo non era ancora pronto, per questo Palazzo Senatorio ha concesso alla società di via Calderon de la Barca una proroga di tre mesi. Entro fine marzo, però, dovrà essere pronta la riforma. 

Virginia Raggi sta seguendo da vicino la pratica. Sa, la sindaca, che la sfida dei rifiuti è quella da cui dipenderà probabilmente la navigazione della giunta pentastellata da qui alla fine del mandato. Se saranno acque agitate o di calma piatta. I trasporti, col concordato dell’Atac andato a buon fine proprio ieri, dovrebbero essere al riparo dal rischio di un clamoroso default. È la spazzatura, allora, il dossier più spinoso da affrontare nel 2019. Era nei programmi, ma la situazione si è fatta più ingarbugliata del previsto dopo il rogo dell’11 dicembre scorso al Tmb del Salario, un impianto cruciale per la gestione dell’immondizia romana, considerando che ogni giorno trattava fino a 700 tonnellate di scarti, un quarto di quelli prodotti nella Città eterna. Rimpiazzarlo, quindi, non sarà facile. 
Le aree per i nuovi impianti di cui la Capitale ha bisogno saranno decise a stretto giro al tavolo con la Regione e il ministero dell’Ambiente. Ieri la Città metropolitana di Roma, insomma l’ex Provincia, ha spedito due mappe. Una con «le aree idonee e non idonee agli impianti di trattamento e di recupero dei rifiuti» e un’altra con le zone adatte «a quelli di smaltimento dei rifiuti». Manca l’ultimo passaggio: scremare la lista e indicare quali siti saranno utilizzati di preciso.

È una mossa che in Comune ritengono spetti per intero alla Pisana. Ecco perché, a questo punto, la giunta grillina si concentrerà sull’efficienza (o meglio, l’inefficienza) dell’Ama. Il nuovo contratto dell’azienda dovrà dare una sterzata decisa, si augurano intorno al Marc’Aurelio, a partire dalle penali. Uno schema di sanzioni era stato previsto in passato, ma erano molto blande. E soprattutto rischiavano di essere una partita di giro tra la municipalizzata e il suo proprietario, il Campidoglio. Ora invece lo scotto dei disagi lo pagheranno anche netturbini e spazzini.

 
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