Finti poveri, ma anche criminali veri e propri, alcuni addirittura condannati per mafia e per terrorismo. Decine di lavoratori in nero, evasori, addirittura giocatori d’azzardo che finivano per spendere la sovvenzione statale alle slot machine. Gli uffici della Procura sono sommersi da inchieste sui furbetti del reddito di cittadinanza, che per mesi hanno intascato il contributo dopo avere mentito nelle autocertificazioni. Per il momento gli indagati sono circa 700, ma il numero è destinato a salire: la Guardia di finanza è al lavoro per controllare documentazioni e dichiarazioni e, con cadenza quasi quotidiana, invia le denunce a piazzale Clodio.
Reddito di cittadinanza, il maxi-fascicolo
In un maxi-fascicolo si contano 100 indagati, compreso il dipendenti di un Caf che, secondo gli inquirenti, avrebbe aiutato decine di imbroglioni a compilare i moduli nel modo migliore - e falso - per ottenere l’aiuto statale.
I controlli
I controlli sulla veridicità delle autocertificazioni vengono eseguiti a posteriori, in modo da velocizzare le procedure di assegnazione. Una volta ricevuto il codice Pin, gli indagati hanno attivato le card elettroniche prepagate. Poi, hanno iniziato a incassare le somme accreditate, per mesi. Parallelamente, però, sono partite le verifiche: nelle liste dei bisognosi sono comparsi finiti disoccupati, finti nullatenenti - che avevano invece proprietà e conti in banca intestati -, ma c’è anche chi si sarebbe dimenticato di menzionare il proprio curriculum giudiziario. La norma prevede infatti l’esclusione dalla possibilità di richiedere l’aiuto per le persone che hanno precedenti penali per reati legati alla criminalità organizzata e al terrorismo, ma anche per truffa con l’aggravante dell’aver percepito indebitamente sussidi pubblici.
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