Assolta. La tesi della procura di Roma non viene accolta nemmeno nel secondo grado di giudizio: la Corte d’Appello conferma la sentenza del Tribunale e proscioglie la sindaca Virginia Raggi dall’accusa di falso in atto pubblico. Il sostituto procuratore generale Emma D’Ortona aveva chiesto la condanna a 1 mesi di reclusione. Dopo la lettura della sentenza, abbracci e applausi. Ad accompagnare Raggi, oltre al suo staff e al marito, erano presenti in aula il capogruppo M5S Giuliano Pacetti, i consiglieri M5s Paolo Ferrara, Annalisa Bernabei, Angelo Diario e Alfredo Campagna presidente del XIV municipio. Alla lettura della sentenza Raggi e il marito si sono abbracciati visibilmente commossi. «Questa è una mia vittoria, del mio staff, delle persone che mi sono state a fianco in questi quattro lunghi anni di solitudine politica ma non umana - ha detto la sindaca di Roma - Credo che debbano riflettere in tanti, anche e soprattutto, all'interno del M5s. Ora è troppo facile voler provare a salire sul carro del vincitore con parole di circostanza dopo anni di silenzio. Chi ha la coscienza a posto non si offenda per queste parole ma tanti altri, almeno oggi, abbiano la decenza di tacere».
La richiesta
Dieci mesi di reclusione. Era questa la richiesta fatta dal sostituto procuratore generale Emma D’Ortona a carico della sindaca nel processo d’appello a suo carico per falso in atto pubblico. La vicenda riguarda la promozione di Renato Marra, fratello dell’ex braccio destro della prima cittadina, Raffaele.
Nel mirino della procura una dichiarazione che la Raggi aveva fatto alla responsabile Anticorruzione del Campidoglio. La sindaca aveva detto che Raffaele Marra, nella procedura di nomina del fratello Renato alla direzione del dipartimento Turismo, aveva avuto “un ruolo meramente compilativo”. In realtà, secondo l’accusa, l’ex braccio destro, all’epoca capo del personale, avrebbe partecipato al processo decisionale.
Le prove
Tra le prove, un sms che la Raggi aveva mandato a Raffaele Marra subito dopo avere appreso dai giornali che il fratello avrebbe avuto un aumento di stipendio. “Questa cosa dello stipendio mi mette in difficoltà, me lo dovevi dire”, era scritto nel messaggio. In primo grado, la sindaca è stata assolta con formula piena: secondo il Tribunale sarebbe stata vittima di un raggiro organizzato da Raffaele Marra - che per questa vicenda è stato condannato per abuso d’ufficio - per favorire il fratello. Raggiro del quale, secondo il giudice di primo grado, la Raggi era ovviamente ignara.
«L’Anticorruzione non chiedeva alla sindaca se Marra avesse partecipato o meno al processo di nomina, ma cosa in concreto avesse fatto», ha detto l’avvocato Pierfrancesco Bruno, che insieme ad Emiliano Fasulo e Alessandro Mancori difende la prima cittadina. La difesa sostiene che la risposta fornita fosse precisa e corretta: «Marra ha avuto un ruolo compilativo delle determinazioni da me assunte».
Il post di Di Maio
«Oggi Virginia Raggi è stata assolta. Ancora una volta. Continua a resistere grande donna, il MoVimento 5 Stelle resiste insieme a te». Lo scrive il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, su Facebook.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout