«La madre era fascista», oltraggio al Milite ignoto. Il Comune di Guidonia ferma l’iter
per intitolarle una strada

Maria Bergamas era stata scelta tra le donne «cancellate dalla storia»

«La madre era fascista», oltraggio al Milite ignoto. Il Comune di Guidonia ferma l’iter per intitolarle una strada
di Mario Ajello
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Domenica 13 Marzo 2022, 12:03

No, la cancel culture applicata al Milite Ignoto proprio no. Eppure, il caso di Guidonia a questo fa pensare. Viene negato, nel terzo centro cittadino del Lazio più popoloso, un pezzo di storia importantissimo e lo si fa con un pretesto che mischia burocrazia e ideologia. Il centrodestra, da Fratelli d’Italia al Forza Italia, è talmente indignato per questa storia - la giunta rossogialla con sindaco grillino Michel Barbet si rifiuta di dedicare una via a Maria Bergamas, la madre del Milite Ignoto - che vuole appellarsi a Mattarella e al ministro della Difesa, il dem Guerini, e portare anche il caso in Parlamento. E’ infuriato il capogruppo meloniano Lollobrigida, il primo a scattare dopo che il Messaggero ha localmente sollevato il caso, così come il sottosegretario berlusconiano alla Difesa, Giorgio Mulè. Che dice: «La storia e la memoria di una Nazione non possono essere sporcate dalla malapianta dell’ignoranza che va estirpata senza indugio. Per questo si resta interdetti davanti a ciò che sta accadendo a Guidonia dove il Comune si rifiuta di intitolare una strada a Maria Bergamas, la “madre d’Italia” del soldato Antonio che rappresenta il Milite Ignoto, per una inesistente quanto ridicola sua adesione al fascismo». 


LA GARA<QA0>
Era stata lanciata una proposta aperta a tutti: avanzate richieste per intitolare una via a una grande donna italiana «cancellata dalla storia». Uno studente propone l’ipotesi Bergamas - la mamma friulana che tra 11 bare contenenti i resti di soldati morti nella prima guerra mondiale era stata chiamata a scegliere un corpo nella celebre cerimonia alla basilica di Aquileia il 28 ottobre 1921 e quello è diventato il Milite Ignoto - e questa ipotesi vince, anzi no. Perché la giuria comunale decide che l’idea arrivata seconda diventa la prima ed è quella avanzata da una studentessa, Alexandra Karima Asmarandi, in concorso con un elaborato su Rosina Ferrario, un’aviatrice che è stata la prima donna italiana ad ottenere un brevetto di volo nel 1913, alla quale, tuttavia, venne impedito di volare e di combattere durante la Grande Guerra. Perché mai la strada sarà intitolata alla Asmarandi e non alla Bergamas? «Il motivo è che la Bergamas era fascista», taglia corto il presidente della commissione Toponomastica di Guidonia, Maurizio Celani. Rifacendosi all’articolo 8 del regolamento comunale sulla Toponomastica, secondo cui l’intitolazione è proibita verso chiunque «abbia fatto parte o sia stato esponente del disciolto Partito Fascista». Il centrodestra a livello cittadino, regionale e nazionale è indignato per questa proibizione. Riguardante una donna del popolo, la Bergamas era una contadina, fascista come tanti o come quasi tutti nell’Italia del Ventennio, ma normalmente mussoliniana senza eccessi e senza né ruoli né cariche nel regime. Fu poi candidata nel Movimento sociale italiano di Almirante, nel secondo dopoguerra. E anche di questo le si fa colpa. 
Eppure, non si stancano di dire in FdI e in Forza Italia, dove sono vogliosi di fare di questa vicenda un grande caso politico, la Bergamas è una figura storica e un simbolo italiano che anche Mattarella nelle cerimonie del Milite Ignoto, e del viaggio della sua bara lungo l’Italia fino al Vittoriano in Piazza Venezia tra ali di popolo esultante in ogni stazione, ha ricordato. Del resto alla Bergamas vengono ancora dedicati libri e docufilm (quello di Rai1 con l’attrice Sonia Bergamasco come protagonista). Non merita una via? «Il regolamento comunale parla chiaro», incalzano i rossogialli a Guidonia. «Siamo disgustati da questa decisione», dicono in una nota congiunta i deputati di FdI della Commissione Difesa, Salvatore Deidda, Giovanni Russo e Davide Galantino. 
GRADISCA D’ISONZO<QA0>
«Perdonali Maria! Madre d’Italia», scrive sulla sua pagina Facebook il capogruppo Lollobrigida, e continua così: «Hai scelto il Figlio d’Italia tra i cadaveri senza nome che sui principali campi di battaglia della prima guerra mondiale hanno lasciato la loro gioventù per amore della loro terra. Hai dato alla patria il tuo cuore e il bene più prezioso che avevi. Hai pianto e con te in ogni stazione milioni di italiani in ginocchio al passaggio del feretro di uno dei nostri 600.000 caduti». E così Guidonia, città fondata dal fascismo, è divisa tra destra e sinistra sulla Mamma d’Italia. E da altre cittadine laziali arriva il sostegno alla memoria della Bergamas. «Nella prossima seduta della giunta di Palombara Sabina proporrò di intitolare una strada a questa grande donna, per restituirle la dignità e il ruolo che merita», annuncia il sindaco di Palombara Sabina, Alessandro Palombi. 
Una via Beragamas in Italia esiste, ed è a Gradisca d’Isonzo. Ma è via Antonio Bergamas. Ossia il figlio, il sottotenente che mentre guidava l’attacco del suo plotone, in un combattimento sul monte Cimone di Marcesina, il 16 giugno 1916, durante l’offensiva austroungarica passata alla storia con il nome di Strafexpedition, fu raggiunto e ucciso da una raffica di mitraglia. Lui una via ce l’ha. La madre potrebbe avercela ma probabilmente non l’avrà. 
 

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