«Tutto bene laggiù?». La cinghia di trasmissione comunicativa si è interrotta pure tra Ministero e Comune. Immaginate i funzionari del dicastero dei Trasporti che cercano di capire, proprio come i romani, cosa sta accadendo nei sotterranei della metro A e chiedono ad Atac lumi sulle scale mobili di Repubblica, Barberini, Spagna e anche Flaminio inagibili da oltre 160 giorni la prima, e da venti giorni le altre tre. Ed è quello che sta accadendo perché lo scorso nove aprile dall'Ufficio ministeriale che si occupa esclusivamente di impianti di traslazione è partita una lettera indirizzata ad Atac per chiedere conto di cosa si sta facendo per ripristinare il servizio nelle fermate soppresse.
Metro A, scale da ricostruire: «In Centro sono riparate male»
L'iter per riaprirle è lungo e complesso. E se il Ministero non riesce neppure ad avere un report delle manutenzioni degli ultimi sei mesi, l'agonia dei pendolari romani si protrarrà ancora a lungo. Per riaprire le stazioni chiuse della metro A serviranno verifiche e prove funzionali straordinarie su tutte le scale mobili OTIS di Repubblica, Barberini e Spagna. Le prove funzionali sono autorizzate dall'Ustif, l'Ufficio del Ministero. Nella lettera ai massimi vertici di Atac si precisa che le prove «potranno essere svolte solo dopo l'ottemperanza alle richieste del Ministero». E dunque, diventa «necessaria la documentazione inerente tutte le attività di ripristino svolte, in aggiunta a quella relativa alle operazioni previste nel piano manutentivo».
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I RESPONSABILI
É la seconda lettera che l'Ustif ha inviato ad Atac perché alla prima di venti giorni fa non è seguita alcuna risposta. Porta Pia, nel testo della missiva, scrive che nonostante le dimissioni della maggior parte dei Responsabili di Esercizio bisogna andare avanti. In primis perché i Responsabili d'Esercizio sono tenuti a svolgere quell'incarico fino allo scadere dei novanta giorni post dimissioni, e poi perché il loro feedback è fondamentale per riaprire le metro. Se i documenti che attestano le manutenzioni non saltano fuori, la data delle riaperture diventa un'incognita. L'odissea continua, insomma.