Roma, Mascherine, Federfarma: «A Roma errori nei controlli». Il caso delle ffp2

Un pacco di mascherine chirurgiche
di Alessia Marani
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Giovedì 7 Maggio 2020, 13:09

Caos mascherine, prezzi fuori controllo e giungla delle verifiche. Nelle farmacie romane le mascherine chirurgiche iniziano a non farsi trovare, più disponibili quelle ffp2 di migliore protezione, quasi scomparsi dagli scaffali i guanti. E in tutto ciò la confusione la fa da padrona. Tanto che l’altro giorno i vigili urbani del III Gruppo hanno cominciato a passare in rassegna le farmacie del Nomentano intimando ai dottori di vendere le mascherine al prezzo di 0,50 centesimi l’una senza applicare l’Iva (che le fa lievitare il prezzo alla vendita a 0,61 centesimi). In una nota inviata a tutti i farmacisti, Assiprofar - Federfarma, mercoledì, informava tutti i propri iscritti che «alcune farmacie associate ubicate nel III Municipio ci hanno segnalato di aver ricevuto la visita del personale della Polizia Locale del III Gruppo Nomentano che ha intimato, sulla base di un ordine di servizio ricevuto, la non applicazione dell’Iva sulla vendita delle mascherine chirurgiche (sottoposte ad Ordinanza sul prezzo massimo di vendita), il cui prezzo al pubblico non potrebbe quindi superare € 0,50 al pezzo».

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Specificando che «a quanto ci è stato riferito, si è trattato solo di una “comunicazione” (non sono stati elevati verbali) che è tuttavia priva di alcun fondamento considerando che al momento l’aliquota Iva (22%) resta in vigore non essendo stata né modificata né abrogata». Dopo avere scritto agli aderenti, Federfarma ha contattato il locale comando della Polizia locale per fare chiarezza sulla vicenda e stamani è arrivata la risposta: un errore con tanto di scuse. «Informiamo che (...) siamo stati contattati dal Comando del III Gruppo Nomentano che ha riconosciuto l’errore di valutazione commesso e ha formulato le scuse alle farmacie visitate - scrivono il presidente Andrea Cicconetti e il vice Vittorio Contarina - Il suddetto Comando ha motivato tale errore dalla confusione che si è ingenerata sulla materia, riconoscendo che in effetti nulla è variato sull’aliquota Iva applicata (22%)». Insomma, un pasticcio. Il prezzo calmierato delle mascherine alla vendita vuole evitare speculazioni in tempi di pandemia. Ma all’origine, cioè ai grossisti e agli intermediari, non è stato imposto alcun prezzo.
Ecco, allora che, per esempio, sfogliando il listino prezzi di uno dei grossisti farmaceutici autorizzati con sede a Napoli (e, quindi, non fornitori improvvisati) ci si rende conto che sulle mascherine chirurgiche il ricarico per la vendita finale al bancone viene praticamente azzerato. Per la fornitura da 200 a 999 pezzi, il costo di una singola mascherina è di 0,48 cents più Iva. Oltre mille pezzi di 0,45 cents. Per le ffp2 i prezzi variano così: da 100 a 199 tre euro più Iva; da 200 a 999 due euro e 90 cents più Iva; dai mille ai diecimila pezzi 2,80 centesimi. Insomma: sulle mascherine chirurgiche, più abbordabili al pubblico, l’acquisto da parte di farmacisti o altri rivenditori è meno appetibile perché la possibilità di guadagnarci è praticamente azzerata mentre paradossalmente i prezzi salgono per le ffp2 che, di fatto, sono quelle attualmente più disponibili. Molti rivenditori (come supermercati e ferramenta) stanno, dunque, preferendo rivendere le mascherine a pacchi da 50 o 100 (difficile trovare chi perde tempo a impacchettare i singoli pezzi in altre confezioni), mentre i farmacisti che continuano a ordinarle e a metterle in vendita lo fanno soprattutto per offrire un servizio pubblico ai cittadini.
«Prima di questo caos - afferma Emilio Croce, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Roma - ci eravamo offerti di distribuirle noi gratis alla cittadinanza per offrire un servizio, invece, ci hanno lasciato nell’incertezza per molto tempo e nessuno ha ancora pensato a calmierare i prezzi all’origine». Con la Fase 2 e più spostamenti in giro, altre attività lavorative aperte, il fabbisogno medio di mascherine dei romani è stato calcolato in circa 20 milioni a settimana. «Con questi prezzi all’ingrosso fuori mercato - spiega il dottor Giuseppe Longo, storico farmacista di piazza Vittorio - ci sarà chi desisterà dal comprarle per rivenderle al pubblico. Al momento stiamo finendo le scorte acquisite prima, molti anche a costi maggiori. Ma ripeto: io come molti altri colleghi siamo ben contenti di offrire un servizio ai nostri clienti, però c’è bisogno di regole certe e per tutta la filiera». 

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