Luca Sacchi, il killer dal carcere chiede della mamma che l'ha denunciato: «Vorrei guardarla negli occhi»

Luca Sacchi, il killer dal carcere chiede della mamma che l'ha denunciato: «Vorrei guardarla negli occhi»
di Simone Canettieri e Camilla Mozzetti
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Giovedì 31 Ottobre 2019, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 10:55

ROMA «Posso vedere mia madre?». Ha chiesto di incontrarla, di poterle parlare, di guardarla negli occhi forse alla ricerca di un suo perdono. Ha domandato di lei, di Giovanna Proietti la stessa donna che lo ha denunciato al commissariato di San Basilio poche ore dopo aver appreso il crimine di cui si era macchiato e del padre Gianni. E anche loro, i genitori di Valerio Del Grosso, hanno manifestato la stessa volontà che, però, al momento non è stata autorizzata.

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Dal carcere di Regina Coeli dove il pasticcere di Casal Monastero, 21 anni, è rinchiuso per l'omicidio di Luca Sacchi, non è arrivata nessun'altra richiesta se non quella di poter scambiare qualche minuto con sua madre e suo padre. Nella sua cella dove il giorno si mischia alla notte senza soluzione di continuità e dove solo i farmaci riescono a far chiudere per qualche ora le palpebre, Del Grosso ha un solo pensiero fisso. Al momento, tuttavia, non è arrivato nessun via libera come invece è accaduto per il suo complice, Paolo Pirino che nei giorni scorsi ha potuto incontrare il padre.

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La famiglia del pasticcere, la madre Giovanna, il papà Gianni, il fratello Andrea che ha raccolto le voci degli amici e ha accompagnato la madre dalla polizia è chiusa nel più stretto riserbo. E anche lui, Valerio, dopo non aver risposto al gip durante l'interrogatorio di garanzia in carcere, non ha detto niente su quella terribile e folle sera del 23 ottobre.
Nei prossimi giorni sarà riascoltato dagli inquirenti in presenza del suo avvocato, Alessandro Marcucci, e forse solo allora una parte di questa fitta nebbia, che si è portata via non solo la vita di Sacchi ma ha annientato quella di intere famiglie, potrebbe diradarsi. Del Grosso ai suoi amici e alla sua fidanzata Giorgia ha confessato l'omicidio. Poche ore dopo aver esploso un solo colpo da un revolver calibro 38 contro Luca Sacchi, raggiungendolo alla testa.
 

 


L'AMMISSIONE
Sempre ai suoi amici Manuel Incani, Valerio Rispoli (che aveva svolto anche il ruolo di intermediario nella compravendita di marjiuana) e Nikol Albenzi incontrandoli nelle ore successive al delitto ha perfino mimato il gesto con la mano provando a giustificarsi: «Non volevo ucciderlo, il rinculo della pistola me lo ha fatto colpire alla testa».
Un testimone oculare, invece, che la sera del 23 ottobre si trovata di fronte al distributore di sigarette, vicino al pub John Cabot ha fatto mettere a verbale di aver visto una persona Del Grosso che scendendo dalla Smart «camminava verso via Bartoloni con un braccio teso lungo il corpo come se impugnasse qualcosa», e che «giunto all'altezza dell'incrocio, questi ha alzato il braccio e subito dopo si sentiva un forte fragore ed un lampo di luce provenire dalle mani del ragazzo». Del Grosso per voce del suo avvocato Marcucci ha «chiesto scusa» ma quella sera di una settimana fa ha lasciato agonizzante sull'asfalto il personal trainer 24enne ed è fuggito poi a bordo della smart FourFour noleggiata dal suo complice Pirino.
 


LA FUGA
Nelle successive 24 ore il ragazzo si è confidato con molti amici raccontando ciò che aveva fatto senza però costituirsi. Sono stati proprio loro, gli amici, ad avvisare la famiglia che a sua volta si è recata in commissariato, perché Del Grosso ha provato a nascondersi e forse a fuggire. Gli agenti di polizia della Squadra Mobile e i militari dei carabinieri lo hanno trovato in una stanza di un albergo a Tor Cervara. A mettere gli investigatori sulle sue tracce, la fidanzata Giorgia che aveva preso a suo nome la stanza nell'albergo. Prima di essere portato in Questura, Del Grosso ha condotto gli agenti nei posti in cui, con il suo complice, si era disfatto del portafogli di Anastasia, del suo zaino, della mazza da baseball nera usata nell'aggressione, del tamburo del revolver e del bossolo. In tre casi portafogli, mazza e bossolo i nascondigli si trovavano tutti nelle prossimità dell'abitazione di Del Grosso e di Pirino (che abitano a 700 metri di distanza) nel quartiere di Casal Monastero. Per quanto riguarda, invece, lo zaino che avrebbe contenuto una cifra ingente di denaro e comunque superiore ai 2 mila euro (anche se non è stata mai ritrovata) il duo se ne era liberato a Tor Bella Monaca che non rientrava propriamente nella rotta verso casa. Del Grosso e Pirino arrivano qui, si disfano dello zaino che sarà ritrovato vuoto e del tamburo del revolver che invece non è stato rinvenuto. È verosimile credere che nel quartiere delle torri, roccaforte dello spaccio, abbiano consegnato il denaro rubato ad Anastasia e il revolver a un'altra persona o a un gruppo criminale di zona.

 

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