Luca Sacchi, il processo beffa: gli imputati non vanno in aula. «Siamo claustrofobici»

«Il furgone della Penitenziaria è piccolo». Udienza rinviata per Del Grosso e Pirino

Luca Sacchi, il processo beffa: gli imputati non vanno in aula. «Siamo claustrofobici»
di Emiliano Bernardini
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Mercoledì 15 Febbraio 2023, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 23:07

La camionetta della polizia penitenziaria è troppo piccola e i due imputati rifiutano di salirci. Niente da fare, il tragitto dal carcere al tribunale non lo possono fare su quel furgone e così il processo per la morte di Luca Sacchi si ferma. Tutto rinviato, per una motivazione che anche i più esperti penalisti non avevano mai sentito. «Siamo claustrofobici», hanno dichiarato Valerio Del Grosso e Paolo Pirino che ieri non si sono presentati a piazzale Clodio. E per questa motivazione l’udienza di appello per l’omicidio Sacchi, avvenuto il 23 ottobre del 2019, è slittata. I giudici della Corte d’Assise di Appello di Roma avrebbero dovuto riunirsi ieri e nel corso dell’udienza si sarebbe dovuta tenere la requisitoria del sostituto procuratore generale Francesco Mollace che avrebbe dovuto formulare le sue richieste di condanna. E invece, colpo di scena: in aula non c’erano due degli imputati.

Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, condannati in primo grado rispettivamente a 27 e 25 anni di carcere, hanno tirato fuori una motivazione che per primi ha lasciato di stucco gli agenti della Polizia penitenziaria: il timore di avere una crisi claustrofobica sulla camionetta durante il viaggio tra Rebibbia e il palazzo di giustizia.

A differenza delle scorse udienze, ieri mattina non era stato predisposto per loro un mezzo più ampio per arrivare in tribunale e così processo è saltato. Anche perché in Aula non era stato previsto neanche il video collegamento e, su richiesta della difesa, per garantire il diritto degli imputati a partecipare al processo, si è deciso di rinviare l’udienza al prossimo 23 febbraio. Richiesta accolta dai giudici che hanno subito disposto il rinvio alla prossima settimana. 

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LA DECISIONE
Quel giorno è stato stabilito che gli imputati potranno raggiungere il tribunale a bordo di un’ambulanza. Un mezzo evidentemente più compatibile con le condizioni psicofisiche dei due. Chiusa l’udienza prima ancora che si aprisse, il rinvio per “claustrofobia” ha suscitato le reazioni della Procura generale e delle parti civili. Anche perché il sospetto è che questo possa essere un primo passo verso una strada ben precisa: la richiesta di valutazione dell’incompatibilità con il regime carcerario per Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. 

LE REAZIONI
Il rinvio ha scatenato subito la rabbia nei genitori di Luca Sacchi che hanno vissuto la “fuga” degli imputati come l’ennesima beffa. «Per un genitore è sempre un’agonia essere qui. È una sofferenza», ha dichiarato il padre di Luca, Alfonso, alla fine dell’udienza. «Qui si parla di cavilli e non posso non pensare che quando hanno ucciso mio figlio quei due erano in una Smart che è molto più piccola di un camionetta per il trasporto detenuti. Ora soffrono di claustrofobia, ma perché all’epoca viaggiavano in una Smart in due?». In aula era presente anche la mamma di Luca, Tina Galati. «Io soffro di attacchi di panico – ha spiegato la donna – Da quando è morto mio figlio soffro di tachicardia e non sento più da un orecchio, eppure sono qui perché sono la mamma. Ma non si può allungare sempre questa tortura, non ce la faccio più. Voglio che finisca il processo per poter stare sola con il mio dolore».

LA VICENDA
Luca Sacchi venne ucciso con un colpo di pistola alla testa nella notte tra il 23 e 24 ottobre 2019 davanti a un pub nella zona di Colli Albani. In primo grado, oltre a Pirino e Del Grosso, i giudici della Corte di Assise hanno condannato a 25 anni anche Marcello De Propris, che consegnò l’arma del delitto. Per la fidanzata di Sacchi, Anastasiya Kylemnyk, accusata di violazione della legge sugli stupefacenti, i giudici hanno deciso una condanna a 3 anni mentre era stato assolto Armando De Propris. L’amico di Luca, Giovanni Princi, dopo l’omicidio fu arrestato e portato in carcere. Per questi fatti Princi ha concordato in appello una pena di tre anni. Ieri il sostituto procuratore Mollace avrebbe dovuto formulare le richieste ma il colpo di scena ha costretto tutti a rimanere ancora in attesa. Il collegio giudicante, infatti, di fronte alla situazione non ha avuto alternative: rinvio per claustrofobia.
 

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