Il Gianicolo assediato dal degrado: cumuli di rami secchi intorno ai busti degli eroi

Le statue del Gianicolo assediate dai rami caduti dagli alberi
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Venerdì 3 Maggio 2019, 11:33
E lo chiamano belvedere. «Il più romantico di Roma», promettono le guide. I turisti affrontano i tornanti, salgono sul colle, a 88 metri dal livello del Tevere, «una passeggiata assolutamente da non perdere», cinque pallini su Tripadvisor, il massimo dei voti. Eccoci finalmente al Gianicolo. Ci si guarda intorno, poi si torna a guardare le foto sul web. C’è qualcosa che non torna. Non fosse per Garibaldi e la terrazza, verrebbe il dubbio d’aver sbagliato colle. Cosa c’è mai di romantico in una passeggiata tra muri di rami secchi altri così, tronchi abbandonati a terra e transenne? Quale sarebbe il belvedere, se i busti di marmo sono circondati da rovi e pini segati, se ti avvicini alle panchine e rischi di farti male con gli aghi e gli spuntoni? Se anche Garibaldi ha perso la sua maestosità, ingabbiato da recinzioni di metallo e cartelli di lavori in corso che non sono mai cominciati? E se la natura, la storia e la gloria del Risorgimento viene così maltrattata? Meglio guardare oltre, lontano, verso il panorama che si restringe man mano che le fronde avanzano.
Poco romanticismo, tanto abbandono. La recensione entusiasta era del 2016. Il Gianicolo è in queste condizioni dai primi di marzo, quando il vento fece crollare due giganteschi pini secolari. Sfiorarono il busto di Riciotti Garibaldi, figlio di Anita e Giuseppe, e poi rimasero per settimane a terra finché non sono stati fatti a pezzi. Altri due pini sono stati abbattuti subito dopo le raffiche violente. I “cadaveri” dei due alberi sono ancora lì. Con i cumuli di foglie e rami accanto ai busti degli eroi garibaldini, Achille Sacchi non se la passa tanto bene. Per vedere Roma bisogna superare la barriera dei tronchi di legno.
Ancora un poco di pazienza e il belvedere tornerà com’era, promette il Servizio giardini. Da un paio di giorni è cominciato l’intervento per portare via le piante cadute. E dal sei parte il taglio dell’erba e la bonifica delle vegetazione del giardino. Da lunedì saranno impegnati al Gianicolo dieci operai al giorno. Ci sono voluti sei mesi, tanti solleciti da parte del Primo Municipio, ma qualcosa si sta muovendo.
Va peggio per Garibaldi. Lo scorso settembre un fulmine ha “centrato” la statua del Gianicolo che ha subito il crollo del basamento e il danneggiamento del bassorilievo che raffigura un leone. L’energia del fulmine ha spostato dei blocchi e rotto molti frammenti. Il monumento era in buone condizioni, restaurato nel 2011 in occasione del 150 anni dell’Unità d’Italia.
Il monumento da allora è transennato, alcune barriere sono venute giù per il vento. Ci vorrà ancora tempo perché torni come prima. «È stata avviata la fase progettuale - fanno sapere dalla Sovrintendenza capitolina - e si stanno definendo i costi per le operazioni di restauro e di consolidamento dell’opera, nonché per valutare le opere più idonee per proteggerlo dalle scariche atmosferiche».
Verde trascurato, statua transennata. L’abbandono avanza anche qui. I numeri parlano chiaro: se nel 2012 le potature sono state 12.730 e gli interventi di manutenzione ordinaria 78.000, nel 2017 i numeri sono diventati rispettivamente 4.170 e 25.000. E si vede.
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