Coronavirus, 500 operatori Ama si rifiutano di lavorare: «È morto uno di noi»

Coronavirus, 500 operatori Ama si rifiutano di lavorare: «È morto uno di noi»
di Francesco Pacifico
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Aprile 2020, 09:27

Qualche dirigente dell'azienda parla di ammutinamento. I sindacati replicano che è una forma di tutela da parte dei lavoratori, che temono il coronavirus. Fatto sta che in Ama, dopo la morte di un dipendente a Rocca Cencia per Covid-19, tanti addetti alla raccolta dei rifiuti almeno 500 si rifiutano di uscire perché a loro dire la municipalizzata non fornisce con celerità le mascherine monouso necessarie. Accusa respinta dalla società, che fa sapere di avere messo a disposizione oltre 120mila Dpi, circa 193mila guanti, 7.500 tute, di sanificare le strutture e preso le prime misure precauzionali già a fine febbraio. «Abbiamo a cuore più di ogni altra cosa la salute dei nostri lavoratori - fa sapere l'Ad Stefano Zaghis - In magazzino abbiamo altre 200 mila mascherine, adatte a ogni servizio, che sono già in distribuzione.

Coronavirus, il prefetto di Roma Gerarda Pantalone: «I romani rispettano le regole,in un mese solo il 2% di multe»

LO SCONTRO
Sul fronte della sicurezza è duro lo scontro tra Ama e i sindacati. Ieri, per esempio, in Utilitalia (l'associazione di categoria delle utility) è saltato il tavolo per parlare delle misure anti Covid, con Cgil, Cisl e Fiadel che hanno minacciato uno sciopero di 48 ore, se entro il 15 aprile l'azienda non annuncerà un nuovo piano. Intanto, dopo la morte per coronavirus allo Spallanzani del capo operaio di stanza a Rocca Cencia, crescono i timori tra i lavoratori. «In molte zone - denuncia Sandro Russo della Cgil - in assenza di mascherine e su esplicita richiesta della direzione, si obbligano i lavoratori a tenere lo stesso facciale per una settimana, contro ogni buonsenso, e si minacciano di provvedimenti disciplinari. Questo autosabotaggio di Ama ha causato il fermo di molti turni, a oggi, in almeno 6 zone territoriali e in alcune autorimesse».

Sale il numero di addetti che, pur entrando in sede, chiedono di non uscire perché lamentano la mancanza di mascherine con i filtri o i ritardi nella sanificazione dei mezzi e degli ambienti. Le prime proteste spontanee in questo sciopero bianco sono partite a inizio settimana nella parte Est della Capitale, quando 20-30 lavoratori a turno hanno comunicato all'azienda che non c'erano le condizioni per effettuare il servizio. E nei giorni la protesta si è spostata un po' ovunque e anche sui turni del pomeriggio e quelli di semi-notte, con circa 150 operatori che si fermano in ogni fascia oraria. Mercoledì 22 addetti della 19 c di via Calcagnini, a Torrevecchia, hanno minacciato di chiamare i carabinieri. Intanto rallenta anche la raccolta porta a porta della differenziata.
Da quando è iniziata la crisi la produzione di rifiuti a Roma è crollata di circa 700 tonnellate al giorno. Anche per questo la raccolta, tranne che nei quadranti Nord ed Est, non ha registrato forti intoppi, anche se il 40 per cento del personale di Ama è a casa tra ferie, malattie e permessi. L'azienda sta valutando sanzioni disciplinari, inaccettabili per i sindacati. Senza contare che a incendiare le relazioni industriali, c'è il possibile ricorso dell'azienda alla solidarietà attraverso il fondo Fis per un migliaio di lavoratori. Ipotesi bocciata da Cgil, Cisl e Uil .

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA