Coronavirus, il piano per liberare
gli ospedali umbri dai contagiati

Terapia intensiva dell'ospedale
di Federico Fabrizi
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Aprile 2020, 09:22
PERUGIA Proteggere la prima linea: tenere il virus lontano dagli ospedali e spingere sulle cure a domicilio. È questa la filosofia che sta dentro la fase 2 del piano anti-Covid varato dalla Regione. La mossa arriva nel giorno in cui l’Umbria “cambia” zona rossa: liberata dopo due settimane la frazione di Pozzo di Gualdo Cattaneo - 450 residenti - e chiuso il Comune di Giove: 29 positivi su 1900 residenti. Lì il comitato tecnico scientifico regionale intende utilizzare il sistema dei test rapidi. Perché «c’è un’infezione latente», dice l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, quindi l’obiettivo è circoscrivere e mappare il contagio. Gli esperti temono - non solo a Giove - l’effetto delle giornate di Pasqua e Pasquetta sulla curva dei contagi. La valutazione sull’efficacia dei test veloci, però, arriverà solo la prossima settimana: ne sono stati eseguiti 1200 combinati con l’analisi dei tamponi.
Su questo fronte, però, resta critica la situazione dei rifornimenti di reagenti. «Siamo col fiato corto - ammette il responsabile della direzione Sanità della Regione Claudio Dario - anche se lavoriamo per farli in casa grazie all’Università... riusciamo a recuperare per le esigenze dei pazienti e dei contatti ma per sviluppare una operazione come quella che è iniziata da martedì abbiamo bisogno di più campioni».
CURE A CASA
Per ora, comunque, sono state attivate unità speciali di continuità assistenziale che potranno andare a domicilio dai pazienti contagiati e nelle residenze con ospiti Covid positivi: lavoreranno in stretto collegamento con i medici di medicina generale e si occuperanno dei pazienti con sintomi lievi. Il sistema sanitario regionale ha ottenuto il via libera per un protocollo specifico di trattamento domiciliare con Idrossiclorochina per pazienti con infezione da Sars-cov-2. «Un farmaco antimalarico, in uso da oltre 70 anni, impiegato anche per la sua azione immuno-modulante in persone affette da artrite reumatoide - spiega la professoressa Daniela Francisci, direttore del reparto di Malattie infettive dell’Ospedale di Perugia - nel 2004, ricercatori statunitensi avevano evidenziato in laboratorio una forte attività antivirale di questo farmaco contro il coronavirus responsabile della Sars». La terapia “umbra” durerà una settimana, sarà dedicata i pazienti non gravi con l’obiettivo di ridurre le necessità di ricovero e accelerare la guarigione.
«La somministrazione di questo farmaco a domicilio ha comportato un’organizzazione rigoroso – rimarca la dottoressa Donatella Giaimo, dell’assessorato regionale alla Sanità – il farmaco va somministrato prima possibile: a distanza di 48-72 ore dall’inizio dei sintomi, potrà essere prescritto dal medico di medicina generale, è a disposizione in Umbria in quantità sufficienti e sarà distribuito dalla Protezione civile ai centri di salute».
AGENTI SPECIALI COVID
Per far fronte all’emergenza, la Regione ha individuato anche una pattuglia di “agenti Covid”. Si tratta di 38 referenti selezionati tra il personale delle quattro aziende sanitarie (16 nella Usl 1, 18 nella Usl 2 e due per ciascuno dei grandi ospedali di Perugia e Terni) formati con dei corsi dedicati che dovranno fare da collegamento con la Protezione civile regionale, vigilare sui protocolli e trasmettere le conoscenze a tutti gli operatori.
Altri 215 referenti sono stati individuati tra il personale delle case di riposto, le strutture gestite da religiosi e le strutture dei servizi sociali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA