Castel Gandolfo, lo storico incontro tra Papa Francesco e Benedetto XVI
Oltre ad essere un bellissimo museo pieno di arte e di storia, quegli ambienti per i fedeli restano ambienti quasi sacri, pieni di reliquie. Eppure, nonostante questo e tre anni dopo le disposizioni di Francesco, due importanti sale private sono state smantellate per fare spazio ad una mostra temporanea di maioliche: decine di piatti di ceramica che fanno parte della collezione pontificia.
MAIOLICHE
Un omaggio all'arte di Raffaello ma sicuramente uno schiaffo alla memoria di Giovanni Paolo II e di Papa Ratzinger. I mugugni in Vaticano non si sono fatti attendere e c'è chi, forse esagerando, parla di profanazione. In particolare l'arredo della Sala della Rocca che era stata allestita da Giovanni Paolo II per farne uno spazio di incontri ed è stata utilizzata per ospitare accademici e studiosi. Tra quelle pareti Wojtyla ha ascoltato interventi teologici che gli sono poi serviti per documenti ed encicliche.
L'apertura di Castelgandolfo al pubblico è stata una intuizione felice che ha permesso in questi anni alla gente di osservare da vicino gli ambienti papali, i luoghi della quotidianità, sicuramente importanti ma non così lussuosi come si potrebbe immaginare. Nella stanza da letto in cui ha dormito Ratzinger è ancora possibile notare il breviario sul comodino e le matite appuntite che gli servivano per annotare, con la sua calligrafia minuscola, appunti sui documenti. Sul sito dei musei vaticani viene spiegato che i 34 preziosi piatti in ceramica istoriata della Collezione Carpegna «tornano a rivelarsi al grande pubblico negli spazi simbolici del Palazzo Apostolico».
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