Atac, sugli autobus tornano i controllori: il 60% dei passeggeri è senza biglietto

Atac, sugli autobus tornano i controllori: il 60 % dei passeggeri è senza biglietto
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 5 Maggio 2021, 00:27

«Biglietto prego». Riecco i controllori: sui bus dell’Atac non si vedevano da un anno e 2 mesi, da quando il Ministero dei Trasporti, causa Covid, mise al bando le verifiche su torpedoni, tram e treni del metrò. Gli effetti di questa prolungata assenza si sono visti, soprattutto sulle casse dell’azienda del Campidoglio, già abbondantemente sbalestrate da debiti ventennali e vecchi sprechi. I numeri del profondo rosso sono annotati in un report chiesto dall’amministratore unico della partecipata, Giovanni Mottura: senza il ritorno dei verificatori, Atac perderà 30 milioni di euro nel 2021, solo alla voce «mancati incassi da bigliettazione». Un colpo da kappaò per una società già chiamata a colmare una voragine finanziaria da 1,4 miliardi di euro, con un concordato fallimentare messo a punto prima della pandemia e che non teneva naturalmente conto degli effetti di lockdown e restrizioni.

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Più di tutto, è stata la scomparsa dei controllori a minare i conti di via Prenestina.

Sempre secondo le stime aziendali, il 60% dei passeggeri ormai sale sugli autobus senza comprare il biglietto. A differenza di quanto accade sulla metro, dove tocca timbrare il ticket altrimenti il tornello d’entrata non si sblocca, sui mezzi di superficie (bus e tram) l’unico motivo per accostarsi all’obliteratrice è il senso civico. E non tutti ne sono muniti. Ecco allora la contro-mossa: il ritorno dei verificatori, che oltre al berretto d’ordinanza indosseranno guanti in nitrile, mascherina con filtro Ffp2 e visiera protettiva in plexiglass.

LE ZONE

L’accordo tra l’Atac e le principali sigle sindacali è stato firmato l’altro ieri. Nel testo si legge che è stato deciso di «riavviare le attività di verifica, con particolare riferimento al possesso dei titoli di viaggio». La ripresa, c’è scritto nel verbale firmato dal direttore generale Franco Giampaoletti e dal capo del Personale Mario Marinelli, sarà definita nel dettaglio da una cabina di regia che si riunirà a stretto giro di posta. L’obiettivo è ripartire con le ispezioni a bordo dalla fine della prossima settimana: le prime pattuglie dei verificatori saranno spedite al capolinea della stazione Termini e da lì terranno d’occhio le tratte solitamente più affollate; poi si sposteranno negli altri grandi scali di sosta dei pullman, da Anagnina a Tiburtina. Altra zona sorvegliata: la centralissima via Nazionale.

I COSTI

Il motivo del ritorno dei controllori è prettamente di cassa. All’Atac servono soldi. La municipalizzata, che deve ripagare quasi 10mila creditori, non può permettersi di far viaggiare ogni giorno 1.500 bus (ieri ne circolavano 1.439 più 99 subaffittati) senza chiedere un euro ai passeggeri. Il servizio, con tutti gli acciacchi arci-noti del trasporto pubblico romano, non può certo essere ridotto per risparmiare. Tocca quindi agire sul fronte degli incassi, rimettendo al lavoro i 250 controllori, da un anno confinati nelle stazioni, con le pettorine catarifrangenti, per arginare gli assembramenti. Per i “portoghesi” finisce la festa, quindi: bisogna pagare il biglietto, di nuovo, altrimenti non c’è più la matematica certezza di farla franca. Gli unici bus che rimarranno senza verifiche sono i pullman presi a nolo, quelli delle speciali linee S: a bordo non sono ancora state montate le macchinette per validare i ticket. Anche volendo, il biglietto non si può timbrare. Solo lì.

 

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