Abiti contraffatti nei mercatini a Roma, arrestati due venditori e quattro finanzieri

Abiti contraffatti nei mercatini a Roma, arrestati due venditori e quattro finanzieri
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 10 Giugno 2020, 12:40
Vendevano indumenti contraffatti che rivendevano a prezzi raddoppiati nei mercatini rionali di Roma e provincia. Per questo due fratelli romani sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza assieme ad altre 13 persone in una indagine della Procura in cui si ipotizzano anche episodi di corruzione che coinvolgono quattro appartenenti alle Fiamme Gialle. Le indagini, condotte prima su delega della Procura della Repubblica di Tivoli e successivamente proseguite da quella di Roma, hanno consentito di ricostruire l'intera «filiera del falso», partendo dai prodotti messi in vendita presso un banco ambulante gestito dai due fratelli. I due «direttamente o
tramite collaboratori, non erano solo sistematicamente dediti alla commercializzazione di capi di abbigliamento contraffatti, ma acquistavano anche capi neutri presso commercianti di etnia cinese, per poi rivolgersi a persone di origine senegalese per l'apposizione di etichette contraffatte riproducenti nomi e marchi di note griffe della moda». La merce veniva venduta presso i mercati comunali o rionali su banchi ambulanti.
In base a quanto ricostruito dagli inquirenti l'attività illecita «era particolarmente redditizia: a fronte di una spesa
iniziale tra i 20 e i 30 euro, il capo di abbigliamento taroccato veniva venduto a un prezzo oscillante tra gli 80 e i
90 euro.
Nel corso delle investigazioni, i militari hanno fatto luce sui rapporti emersi tra i soggetti indagati e alcuni finanzieri in servizio presso Reparti della Capitale. In particolare «sono stati documentati singoli episodi in cui
gli imprenditori, colpiti da sequestri di merce contraffatta ad opera di pattuglie della Guardia di Finanza, hanno chiesto ausilio ai quattro appartenenti al Corpo oggi arrestati, promettendo e elargendo loro regalie di varia natura (un telefono cellulare, capi di abbigliamento ed accessori, cene) per cercare di »limitare i danni« ovvero venire a conoscenza di indagini a loro carico o di attività di controllo programmate», aggiunge una nota.
© RIPRODUZIONE RISERVATA