Tram in via Nazionale, gli archeologi: «Rischio cantiere infinito per l'alto numero di reperti sotterranei»

Manetto: «Molto difficilmente l’opera sarà pronta prima della fine del Giubileo»

Tram in via Nazionale, gli archeologi: «Rischio cantiere infinito per l'alto numero di reperti»
di Fernando M. Magliaro
3 Minuti di Lettura
Martedì 22 Agosto 2023, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 07:00

«Le previsioni del Comune di chiudere i cantieri per il tram Termini-Vaticano-Aurelio, il Tva, per il Giubileo sono più che difficili da rispettare: l’alta probabilità di incappare in reperti archeologici sotto il centro di Roma avvierebbe la complessa procedura di intervento della Soprintendenza che comporterebbe la sospensione del cantiere fino alla fine delle verifiche». Lo afferma Paola Manetto, docente di Antichistica e Archeologia all’Università Upter e coordinatrice dell’Associazione Archeologica Romana. Stando alle tabelle di marcia, il Campidoglio prevede che la prima parte del Tva, da Termini a Largo Argentina, sia conclusa per maggio 2025, quindi, sei mesi dopo l’inizio del Giubileo che parte dall’8 dicembre 2024, giorno dell’apertura della Porta Santa. Se le previsioni dell’archeologa dovessere essere esatte, dunque, un’opera (controversa) che doveva trasportare i fedeli per il Giubileo, non ne porterà neanche uno. Perchè rischia di fare la prima corsa dopo il termine delle celebrazioni.

Tram Termini-Vaticano «un disastro per i negozi». La denuncia di Confcommercio Roma

LE PROCEDURE

«La procedura di intervento della Soprintendenza, come è già avvenuto più volte in passato, allunga moltissimo i tempi di lavorazione, ovviamente in relazione anche a cosa viene rinvenuto: sono misure che comportano la sospensione del cantiere per permettere la rilevazione dei reperti, la loro catalogazione e, eventualmente, la loro rimozione oppure la modifica del progetto se il rischio è quello di danneggiare le opere preesistenti.

Pensate solo all’ultimo ritrovamento della testa femminile a piazza Augusto Imperatore. Quando si dice che il sottosuolo di Roma non smette di stupire, è a questo che ci si riferisce». La stessa Soprintendenza di Roma ha evidenziato un lungo elenco dei beni archeologici e monumentali noti che sono «ad altissimo rischio». Inoltre, nel ricordare al Comune le normative nazionali in materia di archeologia, le Belle Arti hanno disposto non solo la presenza di archeologi che seguano passo passo gli scavi ma che, «in caso di ritrovamenti archeologici nel corso dei lavori, dovrà essere data immediata comunicazione alla scrivente Soprintendenza che disporrà le adeguate misure di tutela e di conservazione». Anche perché, insieme al patrimonio archeologico e monumentale noto, palazzi storici, domus romane, mura, mausolei, c’è anche tutta quella parte di beni ancora non riportati alla luce, di cui però si suppone l’esistenza. E gli scavi necessari a preparare la sede per le rotaie e per realizzare le più profonde gallerie dei pubblici servizi potrebbero proprio finire per incappare in questi reperti a oggi inaspettati. 

Spiega Manetto: «Basta rendersi conto di dove passerà il cantiere. È vero che la profondità dello strato archeologico varia da zona a zona di Roma ma è anche vero che stiamo attraversando il cuore della città: la stessa Soprintendenza all’infinito elenco di beni di epoca romana già noti, ne elenca alcuni fra «ipotizzati» e «probabili» come, ad esempio, la Via Viminalis che taglia in diagonale l’attuale via Nazionale proprio all’altezza del Palazzo delle Esposizioni. Oppure le domus romane sotto il palazzo della Banca d’Italia che sono stimate a 50 centimetri sotto l’attuale manto stradale. Se incappiamo in ritrovamenti, l’esito appare scontato: avere su via Nazionale, via del Plebiscito, Corso Vittorio Emanuele, via Gregorio VII un cantiere infinito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA