«Le previsioni del Comune di chiudere i cantieri per il tram Termini-Vaticano-Aurelio, il Tva, per il Giubileo sono più che difficili da rispettare: l’alta probabilità di incappare in reperti archeologici sotto il centro di Roma avvierebbe la complessa procedura di intervento della Soprintendenza che comporterebbe la sospensione del cantiere fino alla fine delle verifiche». Lo afferma Paola Manetto, docente di Antichistica e Archeologia all’Università Upter e coordinatrice dell’Associazione Archeologica Romana. Stando alle tabelle di marcia, il Campidoglio prevede che la prima parte del Tva, da Termini a Largo Argentina, sia conclusa per maggio 2025, quindi, sei mesi dopo l’inizio del Giubileo che parte dall’8 dicembre 2024, giorno dell’apertura della Porta Santa. Se le previsioni dell’archeologa dovessere essere esatte, dunque, un’opera (controversa) che doveva trasportare i fedeli per il Giubileo, non ne porterà neanche uno. Perchè rischia di fare la prima corsa dopo il termine delle celebrazioni.
Tram Termini-Vaticano «un disastro per i negozi». La denuncia di Confcommercio Roma
LE PROCEDURE
«La procedura di intervento della Soprintendenza, come è già avvenuto più volte in passato, allunga moltissimo i tempi di lavorazione, ovviamente in relazione anche a cosa viene rinvenuto: sono misure che comportano la sospensione del cantiere per permettere la rilevazione dei reperti, la loro catalogazione e, eventualmente, la loro rimozione oppure la modifica del progetto se il rischio è quello di danneggiare le opere preesistenti.
Spiega Manetto: «Basta rendersi conto di dove passerà il cantiere. È vero che la profondità dello strato archeologico varia da zona a zona di Roma ma è anche vero che stiamo attraversando il cuore della città: la stessa Soprintendenza all’infinito elenco di beni di epoca romana già noti, ne elenca alcuni fra «ipotizzati» e «probabili» come, ad esempio, la Via Viminalis che taglia in diagonale l’attuale via Nazionale proprio all’altezza del Palazzo delle Esposizioni. Oppure le domus romane sotto il palazzo della Banca d’Italia che sono stimate a 50 centimetri sotto l’attuale manto stradale. Se incappiamo in ritrovamenti, l’esito appare scontato: avere su via Nazionale, via del Plebiscito, Corso Vittorio Emanuele, via Gregorio VII un cantiere infinito».