Tram Termini-Vaticano «un disastro per i negozi». La denuncia di Confcommercio Roma

«Un’opera che taglia in due la città»

Tram Termini-Vaticano «un disastro per i negozi». La denuncia di Confcommercio Roma
di Fernando M. Magliaro
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Domenica 20 Agosto 2023, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 07:20

Il contestato progetto per la costruzione del tram Termini-Vaticano-Aurelio, il Tva, è sbagliato: sicuramente, in primo luogo il cantiere non può essere aperto durante il Giubileo e comunque va ripensato: «Noi mettiamo in discussione questo tram che taglia in due la città. Soprattutto nel tratto in cui fra Termini e il Vaticano attraversa il centro», dice il direttore di Confcommercio Roma, Romolo Guasco. 

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L’AUDIZIONE
Qualche settimana fa, Confcommercio Roma aveva reso noto il testo di una lettera al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, con la quale venivano sottolineate le enormi criticità di quest’opera.

Da allora, un’audizione in Commissione. Spiega Guasco: «Abbiamo ribadito le nostre richieste: innanzitutto, rinviare questi lavori a dopo il Giubileo perché l’impatto di un cantiere del genere durante l’Anno Santo non sarebbe sostenibile. Secondo, abbiamo chiesto che al momento di prendere le decisioni finali che sia l’arredo urbano o la scelta di dove localizzare i binari, il Campidoglio si confronti con le realtà sul territorio».


BUS ELETTRICI
Per i commercianti del centro c’è non solo l’incubo cantieri durante l’Anno Santo, almeno per la prima metà di esso, ma ci sono poi le conseguenze su un’opera che modificherà radicalmente le strade: una coppia di binari che taglia in due via Nazionale, che riduce lo spazio a via IV Novembre, che trasforma via del Plebiscito in una corsia preferenziale rivoluzionando i sensi di marcia di tutto il centro e, infine, che divide Corso Vittorio. 
«Una mobilità moderna e sostenibile è quella elettrica su gomma. Abbiamo in giro in Europa aziende e città che stanno sperimentando con grande successo i bus elettrici. Ad esempio con Enel X che sta sperimentando a Milano e in altre città la flotta bus totalmente elettrica. Discorso analogo che vale per Hitachi», suggerisce Guasco indicando una soluzione per poi ampliare la riflessione: «Mi domando anche un altra cosa: forse dovremmo provare ad avere dei mezzi che non siano obbligati ad attraversare tutta la città con linee lunghissime. Termini è un punto di arrivo. Piazza Risorgimento è un punto di attrazione turistico, religioso e commerciale. La tratta Termini-Risorgimento si può tranquillamente coprire con i bus elettrici. Forse è ora di smettere di pensare a linee di superficie che siano così lunghe. Per le tratte lunghe il mezzo giusto, come ha riconosciuto lo stesso Patané, è la metropolitana». Invece il Tva rischia di mandare in tilt il centro e il lungotevere: un blocco ai tram a via IV Novembre bloccherebbe tutto il centro storico. Uno a piazza della Rovere, fermerebbe la circolazione sui lungotevere, l’Aurelio, San Pietro, il centro. 


INGORGHI IN CENTRO
«A via IV Novembre rischiamo l’ingorgo eterno: marciapiedi allargati, tutti in coda al tram. Un qualunque intoppo, basta una vettura che si guasta o un incidente, si blocca tutto il centro. Torniamo al discorso iniziale: il tessuto della città è fragile, fra incroci e strade a rischio ingorgo, palazzi storici, beni archeologici e commercio a rischio sono elementi che dovrebbero suggerire solo una cosa: il tram forse va fatto da un’altra parte e non qui. Se non ci fossero i bus elettrici, forse se ne potrebbe parlare. Ma ci sono i bus elettrici che possono tranquillamente svolgere egregiamente lo stesso compito del Tva senza i problemi del Tva. Patanè dice che il tram porta più persone per vettura rispetto a un bus. Certo. Ma mentre io posso aggiungere nelle ore di punta un bus in più. Il futuro della mobilità sostenibile di superficie sono gli autobus elettrici che posso spostare nelle ore di punta mentre i tram no».
 

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