«Guardi, noi stiamo letteralmente pregando che i lavori vadano avanti più a lungo possibile: quando il tram fa inversione qui è un concerto. Solo che non è per niente piacevole». Giovanni e Antonia, stanno caricando la macchina, ferma nel piccolo parcheggio a fianco del capolinea del tram 8 a Casaletto. «La verità è che questo tram è l’unica “presenza” del Comune. Ma ne faremmo volentieri a meno se esistesse un’alternativa “da cristiani”. Quasi speriamo che non riparta più», aggiungono.
LAVORI IN CORSO
In un pomeriggio di metà agosto, la pennichella del quartiere Casaletto è accompagnata dalle navette che sostituiscono l’8.
FRAGORE INSOPPORTABILE
«Sì lo so. Ci sono le anime belle, quelle che i tram li vedono da turisti nelle altre città o ne sentono parlare che difendono questi mezzi. Le navette sono più silenziose», dice Giorgio, 20 anni, studente. «Certo, se spegnessero il motore quando si fermano al capolinea invece di costringerci a respirare tutto questo smog, sarebbe meglio. Ma se l’alternativa è il rumore del tram, mi tengo le navette», gli risponde Luca, altro studente della combriccola. «Questi “cosi” fanno un frastuono allucinante», aggiunge Mattia, compagno di banco di Giorgio. «Questi tram sono vecchi. Hanno più anni di me. E la verità è che questa città continua a vivere come se fossimo nel secolo scorso. Qui ci servono le metro, non i tram», conclude Angelo, il più piccolo dei quattro con i suoi 18 anni ma con le idee decisamente chiare. Il capolinea dell’8 a circonvallazione Gianicolense è strutturato ad “anello”: le vetture, superato l’incrocio fra Gianicolense e via Gasparri/Colli Portuensi, salgono per un paio di centinaia di metri, poi c’è il curvone che immette sui tre binari di stazionamento nei quali i tram fanno capolinea. In tutto, fra andata e ritorno, sono poco più di 600 metri. Nei quali ricadono ben 8 scambi.
«E a ogni scambio noi sentiamo tutto», specifica Augusta, insegnante. «Io abito lì sopra - dice indicando un appartamento sopra un concessionario di moto - e sento quando frena al semaforo, quando riparte, quando fa il curvone e quando sobbalza sugli scambi». La lamentela sul rumore di questo tratto è la stessa di tutti: «Ora non può sentirlo, ma guardi com’è ridotto l’asfalto e può capirlo», afferma Pietro, 75 anni, pensionato, mentre porta a passeggio il cane. Stesso discorso fatto da Giovanna e Pamela, madre e figlia, di rientro a casa con la spesa: «”Dum-dum, dum-dum”», imitano il suono, «ogni tram lo fa prima quando sale, poi quando fa la curva e poi quando riscende. Insomma, un delirio». «Lo stridio è insopportabile. I doppi vetri alle finestre nemmeno bastano. I sostenitori del tram venissero qui a passare qualche giorno. Voglio vederli in faccia alla terza mattina di sveglia alle cinque», chiude con una frecciata Pierfrancesco, 40 anni, tecnico impiantista.