Sexgate all'As Roma, oltre 300mila euro agli amanti licenziati: il risarcimento scongiura la denuncia di revenge porn

Si chiude con una trattativa (che esclude il reintegro ma in qualche modo ristora del danno subito i due dipendenti licenziati a novembre)

Sexgate all'As Roma, oltre 300mila euro agli amanti licenziati: il risarcimento scongiura la denuncia di revenge porn
di Alessia Marani
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Sabato 13 Aprile 2024, 07:08 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 09:18

Soldi, solo una questione di soldi, tanti "maledetti" soldi. Quanto basta per tentare di arginare uno scandalo che ha rischiato di agitare fin troppo le acque di Trigoria e dintorni. Quanto basta per rinunciare ad avere giustizia fino in fondo. Si chiude con una trattativa (che esclude il reintegro ma in qualche modo ristora del danno subito i due dipendenti licenziati a novembre) il sex-gate della Roma calcio, esploso a causa di un video hard fatto girare all'insaputa dei protagonisti. La clip che riprendeva la coppia di fidanzati in un atteggiamento intimo, secondo la ricostruzione finora resa nota in questa vicenda dai contorni poco chiari, sarebbe stata trafugata dal telefonino di lei circa due anni fa da un giocatore della Primavera, all'epoca ancora minorenne, e poi fatta circolare tra gran parte degli atleti (compresa la prima squadra), dello staff e tra i tanti che gravitavano abitualmente attorno al quartier generale in cui la Roma si allena.

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Il mistero del Sexgate

Un mistero il perché il caso sia spuntato fuori improvvisamente, quando nel settembre scorso i dirigenti giallorossi Vito Scala e Tiago Pinto (direttore sportivo andato via a febbraio), nell'intento di capire cosa potesse essere successo, convocano la coppia e la informano dell'esistenza di quelle immagini ormai viste da molti. Passano un paio di mesi e all'inizio di novembre i due dipendenti, lui nell'area della sicurezza, lei in un altro settore a contatto coi più giovani, vengono convocati nuovamente. Ma questa volta dall'ufficio legale della società e per mano dell'avvocato Lorenzo Vitali ricevono le lettere di licenziamento. Il contenuto di quella consegnata alla donna lascia di stucco: «È stato portato all'attenzione della Direzione Risorse Umane e dei vertici aziendali un video che inconfondibilmente la ritrae nel compimento di atti sessuali. Purtroppo, ci risulta che tale video sia stato visionato da gran parte del personale e dei giocatori della società», il contenuto della lettera. Il testo concludeva decretando «l'incompatibilità della prosecuzione del Suo rapporto di lavoro con il sereno e regolare andamento dell'attività della Società». Insomma dopo il danno la beffa.
A marzo, però, scoppia lo scandalo.

La coppia fa parte, tra l'altro, di un parterre molto più ampio di lavoratori che dalla Roma vengono accompagnati alla porta nell'ultimo periodo, in concomitanza con l'insediamento della nuova ceo Lina Souloukou e del suo entourage.

Veleni e "minacce"

Illazioni, veleni, scambi di accuse: la società dei Friedkin grida al «complotto» e si dice sicura del suo operato, in tanti però rimangono gelati di fronte al comportamento apparentemente così distante dalle tante battaglie mediatiche a difesa delle donne. Dal canto loro, i due dipendenti, dopo l'esplosione del caso che mette la Roma spalle al muro, si trincerano dietro uno stretto riserbo. Sanno che difficilmente potranno avere il reintegro e che la causa di lavoro intentata si concluderà in tempi celeri. Potrebbero denunciare il caso alla magistratura, hanno tempo fino a tutto marzo, ma passano i giorni e non lo fanno. Lo scandalo è esploso come una bomba a orologeria. E forse la sola "minaccia" di un guaio penale che potrebbe portare all'apertura di un'inchiesta per revenge porn che coinvolgerebbe atleti e team, penserebbero i più maliziosi, può incoraggiare la società a sedersi al tavolo di una trattativa a cinque zeri. A fine novembre c'era già stata una prima proposta per chiuderla con un indennizzo. Ma la Roma allora disse di no. Oggi, invece, l'accordo è stato raggiunto per una cifra superiore ai 300mila euro.

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