Roma, l’agonia di monumenti e ville: «Abbandonati due siti su tre». Troppa spazzatura e rovi pericolosi

Il report dell’Agenzia di controllo sui servizi pubblici: «Piante infestanti e rifiuti nelle aree archeologiche, manutenzione bocciata»

Basilica di San Valentino, Via Maresciallo Pilsudski Gabrielli/Ag.Toiati
di Giampiero Valenza
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Domenica 30 Luglio 2023, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 08:51

In città i parchi di due aree archeologiche su tre (il 66%) sono abbandonati. E quasi un sito su due (il 47%) è impossibile da trovare: non viene neanche segnalato da un cartello. Più della metà dei beni culturali (il 55%) ha recinzioni sporche o non integre. Quindi, qualunque vandalo può entrare e dare una pugnalata al cuore della storia di Roma. La fotografia impietosa per la Città Eterna viene dal dossier sulla manutenzione del verde delle aree monumentali e archeologiche che è stato realizzato dall’Acos, l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale.

«Numerosi» sono i siti con recinzioni e muretti degradati dalla crescita incontrollata di piante infestanti. La situazione più critica è nelle ville e nei parchi (per il 76% dei casi) ed è dovuta principalmente alla crescita di piante infestanti e nelle aree archeologiche di periferia, dove minore è l’interesse del manufatto o il flusso di visitatori. Qui, il 32% dei manufatti artistici è «parzialmente o totalmente coperto dalla vegetazione». Erba incolta e infestante è nel 77% dei 145 casi monitorati: i siti mantenuti meglio sono quelli dei musei mentre quelli del Suburbio e dei monumenti medievali e moderni scontano la maggiore trascuratezza. 


LE CRITICITÀ
Zona «non visibile» e «verde impenetrabile» nell’area archeologica di piazzale Clodio. In stato di abbandono la Basilica di San Valentino. «Quasi invisibili» i Blocchi di Filarete. In «stato d’abbandono» il Ludus Magnus in Centro. Il mattatoio di Testaccio è diventato un «ricovero per persone senza fissa dimora». Cespugli, rifiuti e rovi al Sepolcro di Eurisace a Porta Maggiore. «A rischio crollo» il rudere di Largo Irpinia. «Circondato da erba alta e sporcizia» il Sepolcro di Cornelia.

Alcuni edifici delle Serre Monumentali di Villa Doria Pamphilj «sono pericolanti e in pessimo stato di conservazione». Quanto alle aree verdi di pertinenza dei siti archeologici e monumentali e dei musei, poi, si fa un’altra fotografia davvero impietosa: la manutenzione è totalmente assente nel 66% dei casi ed è parzialmente presente per un 17%. A soffrire di più la carenza di pulizia e sfalcio del verde sono soprattutto i monumenti medievali e moderni. L’abbandono dei rifiuti è un altro capitolo che colpisce al cuore del grande patrimonio culturale della Capitale. Cartacce, bottiglie, mozziconi di sigarette, materiali di risulta di vecchi lavori sono stati notati nel 21% dei siti. Nel 42%, invece, trovati i rifiuti solidi organici come foglie o aghi di pino. Agli ispettori è stato chiesto anche di monitorare l’eventuale presenza del guano.

«Positivamente se ne è riscontrata l’esistenza solo in pochissimi casi», dice l’Agenzia e sulle Mura Aureliane, ai Mercati di Traiano e alla Galleria d’arte moderna. Il quadro fatto da Acos ha luci e ombre. Il rapporto evidenzia «una serie di criticità importanti sul territorio e pertinenti alla gestione di Roma Capitale», in particolar modo per la «non facile cura del verde pubblico adiacente a monumenti antichi e moderni, aree archeologiche e musei». Allo stesso tempo, però, «sono emerse situazioni virtuose, luoghi d’arte e di storia dall’aspetto decoroso e invitante», soprattutto per le zone del Centro storico, tenute in migliori condizioni proprio per l’alto afflusso giornaliero di turisti. C’è invece da lavorare per tutto il resto. «La cura per le aree culturali meno conosciute, non centrali - scrivono da Acos - può essere un importante volano per itinerari culturali nuovi». 

giampiero.valenza@ilmessaggero.it
 

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