Ostaggi e teste di cuoio, a Roma prove di antiterrorismo

Ostaggi e teste di cuoio, a Roma prove di antiterrorismo
di Elena Panarella
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Venerdì 11 Settembre 2015, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 19:13

Ostaggi, pacchi bomba e feriti. Alla vigilia dell’anniversario dell’11 settembre Roma si sveglia sotto choc. I terroristi sono entrati in azione al Vaticano, alla stazione Ostiense, alla Farnesina. In campo ci sono i reparti speciali. Ore 8.40. L’attacco terroristico entra in azione. Ma fortunatamente è solo un’esercitazione. Le aree coinvolte vengono transennate e circondate da uomini delle forze dell’ordine, i terroristi sono tenuti costantemente sotto controllo dai mirini al laser dei tiratori scelti. Gli artificieri bonificano le aree, ci sono ordigni esplosivi (finti anche quelli ovviamente). Incomincia una breve trattativa tra gli agenti e i terroristi: si chiede la liberazione degli ostaggi. Dopo pochi minuti i terroristi vengono neutralizzati e catturati dagli uomini dei reparti speciali. Gli ostaggi sono salvi.

IL TEST

Una simulazione, un test, che in vista del Giubileo è servita al ministero dell’Interno e alla Prefettura a mettere alla prova le procedure di emergenza in caso di eventualità che nessuno vorrebbe mai vedere ma che, con la stessa convinzione, nessuno può permettersi di sottovalutare.

E il primo a non farlo è proprio il prefetto, Franco Gabrielli, che sul Giubileo avrà un ruolo di coordinamento: «Noi non parliamo per scaramanzia, pensiamo che la minaccia del terrorismo internazionale sia concreta - sottolineava solo qualche giorno fa - Dobbiamo attrezzarci in modo che la minaccia non si concretizzi in modo negativo». Detto, fatto. Ieri mattina dalle 8,40 fino al primo pomeriggio, anche se solo per finta, le forze dell’ordine di Roma hanno provato cosa vuol dire essere alle prese con un incubo: mobilitati la polizia e i carabinieri, i reparti speciali, ma anche i vigili del fuoco, la polizia locale e l’Ares 118.

GLI SCENARI

Tre i punti in cui la macchina dell’anti-terrorismo si è messa alla prova, tre diversi scenari in cui si è simulato l’assalto di cellule terroristiche con una circostanza comune: il sequestro di ostaggi civili. Il primo teatro su cui si sono misurate le forze speciali, come era ragionevole aspettarsi, è stato il Vaticano, proprio accanto al colonnato dalla parte di Borgo. Lì cioè dove nel corso dell’Anno Santo non mancherà mai la folla di fedeli che attendono di poter concludere il loro pellegrinaggio nella basilica di San Pietro. Strade chiuse e forze speciali in azione. Meno scontato il secondo scenario, lo snodo di comunicazione della Stazione Ostiense, considerata strategica in relazione alla vicinanza con San Paolo, una delle quattro basiliche di Roma tradizionalmente legate alle devozioni dell’Anno Santo. Infine, l’azione interforze ha voluto testare la possibilità di un attacco ad una sede di governo, quella del ministero degli Affari Esteri alla Farnesina. Qui per liberare gli ostaggi sono scese in campo le teste di cuoio del Gis, il Gruppo intervento speciale dei Carabinieri, e nell’esercitazione sono stati coinvolti anche gli elicotteri. Ma al di là dell’azione in sè, la giornata è servita al cervello organizzativo della sicurezza anche a testare il coordinamento tra le varie sale operative, i tempi delle comunicazioni, le procedure che devono scattare, oliate e certe, in caso di reale emergenza. Non ultimo, con il coinvolgimento dei vigili urbani, sono stati messi alla prova anche i tempi di arrivo sul luogo dell’intervento.

elena.panarella@ilmessaggero.it

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