Roma, mazzette per gli appalti nella città giudiziaria: chieste 3 condanne e 17 rinvii a giudizio per corruzione

Tra gli imputati c'è un dipendente del provveditorato: puntava a una promozione

Roma, mazzette per gli appalti nella città giudiziaria: chieste 3 condanne e 17 rinvii a giudizio per corruzione
di Andrea Noci
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Giovedì 30 Marzo 2023, 06:47 - Ultimo aggiornamento: 06:54

Mazzette, ristrutturazioni gratis, raccomandazioni e forniture di tartufi in cambio di appalti per la manutenzione al Tribunale di Roma e in altri edifici pubblici. La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per 17 dei venti imputati, accusati, a seconda delle posizioni, di corruzione e turbativa d'asta. Gli altri tre hanno scelto di essere giudicati secondo il rito abbreviato e così ieri sono arrivate le prime richieste di condanna da parte del pm Erminio Amelio: 2 anni e 4 mesi per il dirigente pubblico Luigi Fazzone, 3 anni per l'imprenditore Gaspare de Blasi e 2 anni e 8 mesi per la direttrice Cira Stefanelli. Attesa per il 24 maggio la decisione sulla sentenza e sul rinvio a giudizio.

I LAVORI
Gli appalti nella cittadella giudiziaria penale di piazzale Clodio e nel Tribunale civile di viale Giulio Cesare sono il filone principale dell'inchiesta.

Ma le tangenti, circolate tra il 2013 e il 2017, sarebbero state pagate anche per la manutenzione della Corte d'appello di Roma, del Tribunale di Velletri, oltre che della lavanderia e della centrale termica di Regina Coeli.

Fazzone all'epoca dei fatti era dirigente al Provveditorato alle opere pubbliche. Ed era lui a seguire la gestione degli appalti presso i palazzi giudiziari romani. Stando alle indagini avrebbe affidato all'azienda di costruzioni di Franco De Angelis, un altro degli imputati, una serie di lavori in cambio di una sponsorizzazione per essere promosso al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Non solo. De Angelis avrebbe dovuto aiutare il dirigente, in procinto di separazione dalla moglie, a trovare una casa ad un prezzo di favore. All'imprenditore sarebbero state garantite opere per un valore totale di quasi un milione di euro. Nel tribunale di piazzale Clodio i lavori hanno riguardato l'edificio B per l'infiltrazione dell'acqua piovana e il rifacimento del camminamento che collega le celle dei detenuti con le aule di udienza. In Corte d'appello di via Giulio Cesare, la ristrutturazione dell'impianto di climatizzazione dell'edificio, mentre in quella di via Romei l'adeguamento delle camere di sicurezza. A De Angelis sarebbe stato affidato anche l'appalto per eliminare le infiltrazioni alla centrale termica del Ministero della Giustizia.

De Blasi invece avrebbe avuto rapporti con l'altro funzionario del Provveditorato interregionale, il geometra Stefano Bravi, difeso dall'avvocato Filippo Valle. Stando alle carte processuali, in cambio di «lavori presso il maneggio di Bravi, l'esecuzione di lavori edili presso l'abitazione, il trasporto di mobilio e il trasporto di materiale da cava pagando per quest'ultima attività anche la relativa fornitura per un importo di 4.000 euro», De Blasi avrebbe ottenuto alcuni appalti nel palazzo di giustizia di piazzale Clodio: a partire dalla ristrutturazione dell'impianto elettrico dell'edificio B, fino al rifacimento di una parte dell'edificio A. Si tratta di appalti del valore di quasi 250mila euro.

I FAVORI
Gli scambi di favore sono arrivati a coinvolgere anche l'Istituto centrale di formazione della Giustizia minorile (Icf), all'epoca diretto da Stefanelli. Nel 2017 avrebbe affidato all'impresa edile di Maurizio Di Buono una serie di opere presso la sede romana dell'Icf: 855 euro di lavori sulle tubature e la posa di 3 interruttori magnetotermici costati oltre 2.000 euro. Stefanelli avrebbe poi favorito l'azienda dell'imprenditore nella gara d'appalto con la quale veniva assegnata la manutenzione di impianti e strutture. In cambio, Di Buono avrebbe montato una tettoia a casa di Stefanelli, salvo poi rimuoverla alcuni giorni dopo. In ogni caso, la dirigente non avrebbe pagato né per l'uno, né per l'altro servizio.

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