Roma, mazzette nei Municipi per «insabbiare irregolarità nei cantieri»: condannati i funzionari. Dovranno restituire 40mila euro

Pratiche più veloci nella Capitale: la sentenza emessa dalla Corte dei conti

mazzette nei Municipi per «insabbiare irregolarità nei cantieri»: condannati i funzionari. Dovranno restituire 40mila euro
di Michela Allegri
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Sabato 25 Marzo 2023, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 08:30

Bustarelle e regali per insabbiare irregolarità nei cantieri, ma anche per velocizzare le pratiche e rilasciare autorizzazioni sottobanco, oppure per dare - in orario di lavoro - consigli di primo piano su come aggirare ispezioni e controlli. Una condotta negligente che ora costa a 8 funzionari del XIII e del XIV Municipio, e a tre ispettori della Asl, una condanna a risarcire gli enti di appartenenza con circa 40mila euro. L'hanno stabilito i giudici della Corte dei conti, accogliendo in parte la richiesta della Procura: i magistrati avevano chiesto che i dipendenti "infedeli" pagassero in tutto 150mila euro. Ma i giudici hanno sottolineato che molti di loro hanno già dovuto risarcire il Campidoglio: lo scorso anno sono stati condannati a pagare l'amministrazione per il danno all'immagine provocato dalla loro condotta. L'inchiesta è del Nucleo Pef della Finanza.

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GLI INCARICHI
I funzionari finiti nel mirino della Corte dei conti - e anche al centro di una maxi-inchiesta penale che ha già portato a diverse condanne - sono Stefano Urbinati - è stato condannato a pagare 12.736 euro - e Simone Casale, all'epoca in servizio nell'Unità Operativa Tecnica del XIV Municipio, Giovanni Grillo - 8.261 euro da pagare -, geometra nella stessa unità, Maurizio Paiella, responsabile dell'ufficio reti fognarie, Claudio Guidi, funzionario dell'ispettorato edilizio del XIII Municipio, oltre a tre ispettori del Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro dell'Asl Roma E: Marcello Fioravanti - secondo i giudici deve restituite 7.960 euro -, Franco Di Carlo, Claudio Rampazzi.

Per i magistrati sono stati protagonisti per anni di «un mercimonio di pubblici poteri volto ad ottenere guadagni ingiusti»: avrebbero ricevuto compensi sottobanco e illegali «a fronte di omessi controlli su pratiche edilizie abusive e illegittime», si legge nella sentenza. I giudici descrivono il «collaudato sistema corruttivo»: i dipendenti pubblici - è scritto ancora negli atti - erano disposti a chiudere un occhio davanti alle irregolarità più disparate: aumenti di cubature con cantine e accessori trasformati in superficie abitabile, locali tecnici trasformati in superattici, normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non rispettata. In alcuni casi, i funzionari, parallelamente all'attività d'ufficio, avrebbero svolto anche «intermediazione mobiliare, proponendo affari agli imprenditori» che, a loro volta, chiedevano un aiuto per portare a termine i lavori nei cantieri.

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I giudici parlano di un «diffuso sistema di corruttela per ottenere remunerazioni illecite, arrecando dolosamente, e allo scopo di trarne personale profitto, un danno patrimoniale all'amministrazione di appartenenza». I dipendenti, infatti, avrebbero lavorato «in favore di imprenditori compiacenti che si sarebbero rivolti ai funzionari infedeli anche preventivamente per chiedere pareri, consulenze, supervisione, oppure ottenere vantaggi illeciti, quali, ad esempio, l'accelerazione di una pratica», o l'insabbiamento di un abuso. Per i "clienti" i vantaggi erano enormi: a fronte di cifre anche modeste, potevano porre la loro attività al riparo da controlli amministrativi e avere agevolazioni per velocizzare le pratiche.
 

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