Tivoli, incendio in ospedale: tra i rifiuti c’erano liquidi infiammabili. «Da anni non si svolgevano prove di evacuazione»

Tracce di sostanze acceleranti tra i materiali abbandonati nel cortile

Tivoli, il rogo in ospedale. «I liquidi infiammabili scaricati vicino ai reparti», sostanze vicino ai reparti
di Valeria Di Corrado e Alessia Marani
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Lunedì 11 Dicembre 2023, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 00:25

L’incendio divampato venerdì notte all’ospedale di Tivoli, causando la morte di tre anziani ricoverati e l’evacuazione di tutti i pazienti, è riconducibile alla sciatteria con cui sono stati accatastati rifiuti pericolosi, alcuni dei quali altamente infiammabili. L’inchiesta della Procura punta proprio a individuare i responsabili della catena di imperizie e negligenze che ha scatenato il rogo e, in secondo luogo, i responsabili del piano di emergenza (se c’era) che avrebbe dovuto impedire il propagarsi del fumo nelle stanze. I vigili del fuoco hanno trovato anche tracce di un liquido accelerante nella montagna di materiali stoccati alla rinfusa e accumulata nel cortile del nosocomio, a ridosso dei reparti. C’è stato anche un ritardo nella raccolta di questi rifiuti, probabilmente ricollegabile alla festività dell’8 dicembre, circostanza che ha avuto come conseguenza l’accumulo eccessivo dei materiali. 

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LE IPOTESI

Non è ancora chiaro quale sia stato l’innesco che li ha fatti andare in fiamme, ma gli inquirenti escludono categoricamente che ci sia del dolo, sulla base anche di quanto si vede dalle immagini delle telecamere di sorveglianza. Uno degli occhi elettronici riprende le prime fiamme alle 22.43 e non si vedono persone nei dintorni. Le ipotesi di reato su cui stanno lavorando i pm di Tivoli, coordinati dal procuratore Francesco Menditto, restano infatti incendio colposo e plurimo omicidio colposo. Il fascicolo al momento è ancora contro ignoti. Ma a breve, anche per consentire agli indagati di partecipare agli accertamenti irripetibili, si procederà con le prime iscrizioni. A rischio i vertici dell’Asl Roma 5, quelli dell’ospedale e il responsabile alla sicurezza. Oggi, probabilmente, saranno affidati gli incarichi medico-legali per eseguire le autopsie sulle vittime: tutte e tre erano allettate. Bisognerà verificare se a causarne il decesso siano state le esalazioni di fumo. Nel caso della 84enne Giuseppina Virginia Facca, intubata, la figlia sostiene che sia morta perché il macchinario a cui era collegata ha smesso di funzionare a causa di un black out determinato dall’incendio. Ieri la polizia ha iniziato ad ascoltare una serie di testimoni, tra medici, infermieri e personale ausiliario per capire cosa non abbia funzionato nel sistema che dovrebbe isolare a compartimenti stagni i reparti, evitando, appunto, la propagazione di monossido di carbonio. Oggi è in programma un briefing tra gli inquirenti per capire come procedere sulla base delle risultanze dei primi rilievi del Nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco e della Scientifica. Non c’è stato invece nessun ritardo - chiariscono gli inquirenti - nella macchina dei soccorsi, intervenuti in una decina di minuti dall’inizio del rogo. «La parte non direttamente danneggiata dalle fiamme sarà liberata dal provvedimento di sequestro della Procura e sarà quindi immediatamente resa disponibile per l’erogazione dei servizi essenziali già dai prossimi giorni - ha fatto sapere il sindaco di Tivoli Giuseppe Proietti - Purtroppo questo non potrà riguardare il pronto soccorso, che è stato seriamente danneggiato dalle fiamme». 
Proprio nell’area più attigua al pronto soccorso è esploso il rogo.

Verifiche saranno effettuate sulla ditta che ha avuto l’appalto per lo stoccaggio e la raccolta dei rifiuti ospedalieri pericolosi. Bisognerà accertare quanti passaggi per il ritiro fossero previsti e quanti ne sono stati realmente effettuati.

 

PREVENZIONE DEI RISCHI

Non solo. Nel mirino degli inquirenti è anche il sistema anti-incendio. Molte criticità sulla sicurezza erano state sollevate proprio recentemente nella “Riunione annuale” della Asl 5 tenutasi il 4 dicembre da cui era emersa la mancata formazione delle squadre anti-incendio con appositi corsi del personale presso i vigili del fuoco. Già a luglio un altro rogo era esploso negli uffici della direzione dell’Azienda sanitaria a pochi metri di distanza dall’ospedale. Infine, un altro elemento. Da anni non si svolgevano prove di evacuazione. Dice un infermiere: «Lavoro qui dal 2006, mai fatta». E uno dei pazienti tratti in salvo: «Quando ci hanno portato fuori per farci uscire attraverso l’obitorio, abbiamo trovato il cancello chiuso con un lucchetto. Nessuno aveva la chiave, i poliziotti l’hanno spezzato». La Procura acquisirà una montagna di documentazione relativa alla valutazione e alla prevenzione dei rischi, nonché le certificazioni delle centraline e dei generatori elettrici.

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