Roma, spy story e minacce stile narcos per una fornitura di petrolio da 520 milioni di dollari. Broker ecuadoregno indagato

La vittima costretta a rimanere chiusa in un hotel. "Ti faccio staccare la testa dalla famiglia messicana"

Spy story e minacce stile narcos per una fornitura di petrolio da 520 milioni di dollari. Broker ecuadoregno indagato
di Valeria Di Corrado
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Sabato 12 Agosto 2023, 18:58 - Ultimo aggiornamento: 22:24

In una Roma semi deserta d’agosto si snoda quella che sembra la trama di una spy story, dai contorni noir. Un mega affare per la fornitura di 120 milioni di barili di petrolio sfocia in inseguimenti, appostamenti, appuntamenti con personaggi dall’identità misteriosa e minacce in stile narcos. Il pm della Procura capitolina Francesco Basentini ha chiuso le indagini preliminari nei confronti del broker ecuadoregno Jorge Edisson Solis San Andres, accusato di tentata estorsione e sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento all’uomo che l’ha denunciato: l’egiziano Ben Said Samir, che faceva da intermediario per le società di Dubai “United Petrolium Corporation” e “Benson&Benson”. L’indagato 52enne, invece, mediava per conto di una società messicana, la “Sabbra di Costa Costa”, interessata all’acquisto del greggio. 

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LA VICENDA


Gli acquirenti messicani pagano 520 milioni di dollari, ma il petrolio non arriva.

Così il broker ecuadoregno, che non può incassare la sua percentuale pari a 40 milioni, inizia a minacciare pesantemente l’egiziano, dicendogli che agiva per conto di «una famiglia messicana»: «Ti faccio staccare la testa, anche ai tuoi familiari. Verranno a casa e preleveranno tutta la tua famiglia». Gli invia «due terribili video messaggi che documentavano - si legge nelle carte dell’inchiesta - il macabro omicidio di un uomo da parte di alcuni soggetti, verosimilmente messicani: in uno di tali video le immagini riproducevano la scarnificazione del volto di una persona». L’egiziano è costretto a incontrare il 18 settembre scorso ai laghetti dell’Eur uno che si fa chiamare “Generale”, il quale precisa di essere «della famiglia» e che se non fosse stata «completata l’operazione», Ben Said sarebbe stato «l’unico responsabile per la vita sua e dei suoi familiari». Il giorno dopo, sempre su indicazione di Jorge Solis, è costretto a rimanere per ore chiuso nell’hotel Cressy (vicino Termini), in una stanza che gli era stata prenotata dalla «famiglia» messicana in attesa di una telefonata in spagnolo a cui se non risponde rischia di essere ucciso. 

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