Alex ucciso a 14 anni, fermato a Treviso il presunto killer Dino Petrov: tentava la fuga all'estero

Si era nascosto da una zia a Treviso dopo la sparatoria al Pantano

Alex ucciso a 14 anni, preso il presunto killer Dino Petrov: tentava la fuga all'estero
di Camilla Mozzetti
4 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Gennaio 2024, 00:39 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 08:52

Si era rifugiato a casa della zia, una parente della madre originaria di Treviso, scomparendo da Roma con almeno uno dei fratelli “Janco”, già all’alba di sabato. Poche ore dopo la morte del 14enne Alexandru Ivan. E forse sarebbe riuscito a lasciare l’Italia ma i carabinieri del Gruppo e della compagnia Frascati con i militari del comando provinciale di Roma e Treviso lo hanno fermato intorno alle quattro nella notte fra martedì e mercoledì. Alla vista dei militari non ha opposto resistenza né provato la fuga. In quell’appartamento non lontano dalla stazione ferroviaria della città veneta non c’erano droga o armi e Dino Petrov, 30 anni, si è consegnato.

Per il delitto di Pantano c’è il secondo fermo: l’accusa per l’uomo, cugino del primo fermato Corum Petrov (24 anni), è quella di omicidio in concorso anche se il quadro indiziario fa di lui il possibile esecutore del delitto.

Per una serie di ipotesi, avanzate dagli inquirenti, che se non portano alla prova regina, ovvero quella per cui Dino Petrov ha impugnato l’arma del delitto, se ne avvicinano molto. Non c’è solo il suo coinvolgimento nella rissa e poi nel regolamento di conti al parcheggio della metropolitana. Ci sono una serie di trascorsi con il patrigno della vittima nell’ambito degli stupefacenti che delineano un trascorso reciproco di illegalità. 

LA DROGA E IL PATRIGNO DI ALEX
È proprio Tiberiu Maciuca, patrigno di Alex, a raccontarlo ai militari e al pubblico ministero confermando di aver avuto in passato «trascorsi con la famiglia di Dino in ragione di un suo arresto, determinato - si legge nell’ordinanza di convalida del fermo, a carico di Corum Petrov - dal possesso di sostanza stupefacente che aveva detenuto per conto del fratello Alex Petrov». Anche la donna che viene identificata come la madre del patrigno del 14enne ribadisce il medesimo trascorso. Alex Petrov aveva «ingaggiato suo figlio Maciuca per vendere sostanza stupefacente del tipo marijuana ma, a seguito del suo arresto, i rapporti si erano definitivamente incrinati», si legge ancora nelle carte. La donna a verbale dirà: «I fratelli Petrov pensavano che in qualche modo Tiberiu si fosse fatto arrestare volutamente e pertanto ce l’avevano con lui». Si presume non per la sorte che attendeva il patrigno di Alex, quanto più per il fatto che quell’arresto portò al sequestro di un ingente quantitativo di droga. Si arriva alla sera di venerdì. Maciuca entra nel bar “Esse Cafè” e prende dal frigorifero alcune bottiglie, dirigendosi verso la cassa. C’è Dino Petrov con altre tre persone, parte una prima discussione con un uomo non identificato che vien colpito dal patrigno di Alex e l’uomo fermato a Treviso va in suo soccorso colpendo, con una testata, il volto di Maciuca. L’uomo finisce a terra e viene colpito fino a che i rom escono dal locale.

Non molto tempo dopo il patrigno del 14enne cercherà Corum Petrov chiedendo un incontro “chiarificatore” - anche se Maciuca dirà di essere stato contattato da Corum che gli chiedeva di vedersi per «chiarire la questione e fare la pace» - che verrà considerato dai rom come un affronto e che si terrà nel parcheggio della metropolitana. «I pregressi tra le parti e la richiesta di un chiarimento - scrive ancora il gip - costituiscono il quadro di contesto all’interno del quale ricondurre l’omicidio di Alexandru Ivan che, presumibilmente animato dagli stessi sentimenti di riscatto che scuotevano il patrigno, lo aveva accompagnato alla stazione di Pantano ed aveva poi partecipato all’inseguimento dell’auto nel corso del quale erano stati esplosi i colpi d’arma da fuoco ne avrebbero determinato la prematura morte». Al netto delle deposizioni rese dai presenti quella notte al parcheggio sul numero delle auto e sul numero delle persone che avrebbero sparato, è verosimile, come sostiene l’accusa, che i colpi, benché molteplici ed esplosi a più riprese, siano partiti da un’unica vettura, una Ford bianca, a bordo della quale c’erano almeno quattro persone tra cui i cugini Petrov. Alex è morto per arresto cardiocircolatorio, colpito al cuore da un proiettile calibro 22. Due i bossoli trovati marca Winchester e Fiocchi ma la pistola potrebbe essere solo una. Così come la persona che ha sparato. Intanto oggi è atteso il Comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura.

© RIPRODUZIONE RISERVATA