«Disegnare l'ebraico»: Ambasciata d'Israele, IED Roma e MEIS letteralmente uniti nell'arte

L'iniziativa, sviluppata all'interno della Unit Progetti Speciali di IED Roma, ha coinvolto gli studenti del secondo anno del corso di Illustrazione e Animazione

«Disegnare l'ebraico»: Ambasciata d'Israele, IED Roma e MEIS letteralmente uniti nell'arte
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Lunedì 14 Febbraio 2022, 17:53 - Ultimo aggiornamento: 18:05

Scoprire la lingua ebraica attraverso il disegno creativo. Questo l’obiettivo di “Disegnare l’ebraico”, progetto originale per la promozione della conoscenza dell’ebraico organizzato dall’Ambasciata di Israele in Italia e dall’Istituto Europeo di Design di Roma (IED Roma), con il contributo del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) di Ferrara. L'iniziativa, sviluppata all'interno della Unit Progetti Speciali di IED Roma, ha coinvolto gli studenti del secondo anno del corso di Illustrazione e Animazione, i quali hanno esposto questo pomeriggio, presso l'Aula Magna della sede romana di Arti Visive, originali rappresentazioni artistiche delle lettere ebraiche elaborate nel corso del progetto. Il percorso formativo, iniziato lo scorso novembre e articolato in una serie di incontri, ha offerto agli studenti dello IED Roma, seguiti dal Coordinatore del corso, Stefano Bessoni e dalla docente Cristina Damiani, l’opportunità di conoscere la lingua ebraica da un punto di vista storico, culturale e, soprattutto, grafico. Le lezioni hanno visto la partecipazione di Smadar Shapira e Maya Katzir, rispettivamente Consigliere per gli Affari Pubblici e Addetta Culturale dell’Ambasciata d’Israele in Italia, di Amedeo Spagnoletto, Direttore del MEIS e Sofèr (parola ebraica con cui si indica lo scriba di testi sacri ebraici), e di Ely Rozenberg, designer israeliano e Coordinatore dei corsi di Design alla Rome University of Fine Arts (RUFA).

La rinascita della lingua ebraica è un evento unico nella storia moderna. Per circa duemila anni, infatti, le comunità ebraiche di tutto il mondo hanno impiegato l’ebraico esclusivamente come lingua liturgica per fini religiosi e come lingua scritta per comunicare tra loro. Fu tra fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento che l’ebraico, da lingua esclusivamente sacra e scritta, tornò ad essere lingua parlata, divenendo nel 1948 la lingua ufficiale del neonato Stato di Israele. Il caso dell’ebraico è un raro esempio nella storia moderna di una lingua naturale senza alcun madrelingua divenuta in pochi deccenni idioma di milioni di persone. I giovani illustratori hanno inoltre avuto modo di avvicinarsi al panorama artistico d’Israele, attraverso una visita guidata al padiglione israeliano della fiera di arte moderna e contemporanea “Roma Arte in Nuvola”, la quale ha scelto Israele come Paese ospite dell’esposizione alla sua prima edizione. Nel corso dell’evento odierno, posto a conclusione di un’intensa fase di studio e realizzazione dei disegni, gli studenti hanno presentato i propri lavori all’Ambasciatore di Israele in Italia, Dror Eydar, appassionato di filologia, e ai relatori coinvolti nel progetto. 

“L’incontro tra tradizione ebraica e innovazione creativa italiana produce risultati straordinari”, ha esordito l’Ambasciatore Eydar. Il progetto “Disegnare l’ebraico”, realizzato con un istituto tanto prestigioso qual è lo IED Roma e con il prezioso supporto del MEIS, rappresenta un’ulteriore conferma della fertilità della cooperazione culturale tra i nostri Paesi, Israele ed Italia, culle di arte e passione per la bellezza. Le mie congratulazioni ai giovani illustratori coinvolti nell’iniziativa: auguro loro una carriera professionale brillante e ricca di soddisfazioni”. "L'alfabeto ebraico è un universo variegato che si presta a letture stratificate e vari accenti, da quello rituale a quello mistico fino a quello artistico. È in grado di offrire una vera e propria lettura del mondo”, ha sottolineato Spagnoletto. “L'ebraico riesce ad affascinare sempre più pubblico: c'è chi rimane colpito dal fenomeno di rinascita della lingua nella modernità e chi apprezza l'estetica delle lettere. Un tema che è stato protagonista anche al MEIS con la mostra 'Il Rinascimento parla ebraico', occasione durante la quale abbiamo esposto straordinarie opere d'arte italiana del '500 dove spiccavano frasi e lettere dalle forme esotiche e intriganti, tanto per gli artisti, quanto per il pubblico. Partecipare a questo entusiasmante progetto è stata quindi la naturale prosecuzione di uno dei percorsi culturali che caratterizzano da sempre il nostro Museo, oltre a connettersi in modo esemplare al mio background di Sofèr, scriba di testi ebraici".

 

Il racconto degli studenti

ALEF

illustrata da Andrea Bernardini

“La prima lettera dell'alfabeto ebraico custodisce molti significati.

Tra tutti sono stato colpito da due in particolare, fortemente correlati, che ho provato a rappresentare nell’artwork: sapienza e luce.

La sapienza, nella cultura ebraica, è spesso associata religiosamente dalla figura del Re Salomone, protagonista dell’illustrazione in stile doodle. Il personaggio lampadina rappresenta la luce, come il lume della sapienza”.

HE

illustrata da Erick Fabrizio Penaherrera Maza

“He è una lettera importante, carica di spirito religioso, per cui trovare la chiave di rappresentazione non è stato semplice. La ricerca mi ha portato al significato di gravidanza, e ho avuto l’immagina di una figura spirituale molto potente, una madre incinta genitrice del mondo”.

KAF

illustrata da Edoardo Vatta

“La scintilla di questa illustrazione è stato il racconto di una signora italo-israeliana che spiegava come, posta alla fine della parola, Kaf - con il significato di “mano aperta” - potesse significare la mano di un signore anziano che, morendo, lascia la sua eredità al mondo simboleggiata dalla mano aperta. Al contrario la mano di un bambino potrebbe essere rappresentata chiusa, poiché ha ancora tutto da scoprire”.

NUN

illustrata da Ilaria Geronzi

“A livello simbolico, Nun è la ricerca profonda della verità nelle tenebre. In ebraico la troviamo come iniziare della parola Ner (candela). Ho associato queste due immagini per dare una rappresentazione della lettera allo stesso tempo letterale e spirituale, che trova sintesi appunto in una candela che riluce nel buio. In posizione iniziale, Nun esprime un potenziale, una forza nascosta che è dentro ogni cosa. In posizione finale, invece, si trasforma nel momento in cui questa forza si manifesta e si sviluppa pienamente”.

QÔF

illustrata da Alessandra Annicchiarico

“In fase di ricerca ho scoperto che esiste una corrispondenza tra i 22 Arcani maggiori dei Tarocchi e le 22 lettere dell’alfabeto ebraico e ho seguito questa suggestione, fra richiami visivi e simbolici. Il segno arcaico di Qôf ricorda la forma di un ago e sono partita dalla cruna: la vita vista come un sentiero stretto, pieno di difficoltà, che ogni essere umano si trova a percorrere. L'ho associata all’Arcano della Luna, che ha tra i vari significati esprime quello di un viaggio lungo e tormentato, invitando l'uomo a ricercare il significato reale delle cose”.

Il discorso dell'ambasciatore di Israele in Italia Dror Eydar

Buonasera a tutti,

Vi ringrazio per questo invito. Ringrazio gli organizzatori e ringrazio il nostro diplomatico, Smadar Shapira, responsabile della diplomazia pubblica presso l'Ambasciata. Proprio questo di oggi è un ottimo esempio di diplomazia pubblica. L'ebraico è una lingua molto antica. Pensate: chiunque parla ebraico oggi, evoca nelle sue parole la lingua degli antichi, anche se non la conosce, e questo è un fenomeno straordinario. Oggi parliamo una lingua moderna, ma utilizzando la lingua dei profeti, della Bibbia.

La Bibbia ci insegna che la combinazione delle lettere della lingua ebraica ha prodotto l’universo, il nostro mondo. È scritto nel Libro della Genesi: "E Dio disse: Sia la luce! E la Luce fu”, cioè: l’affermazione "sia luce" ha creato la luce stessa. I nostri saggi hanno insegnato che la combinazione delle lettere alef, vav e resh – cioè OR - ha creato la possibilità della luce nel mondo. E questo vale anche per tutti i fenomeni del mondo. Sono le parole che hanno creato la possibilità delle cose stesse. Michel Foucault, nella sua opera “Le parole e le cose” ha scritto sul tema della relazione tra la parola e la sua presenza fisica.

Nel Libro dei Salmi (33.6) è detto: “Dalla parola del Signore furono fatti i cieli”. Nel corso della storia, le lettere si sono collegate alle parole, e le parole alle frasi, e le frasi hanno riempito molti, molti libri. Gli ebrei sono chiamati "il Popolo del Libro", ma io dico che siamo "il Popolo dei libri". Nel corso del tempo, da quando esistiamo, abbiamo costruito un possente grattacielo testuale, che nessun'altra nazione ha lasciato in eredità ai suoi discendenti. Chi parla l’ebraico ha il privilegio di poter visitare qualsiasi piano desideri di questo edificio “testuale”. A volte siamo con il profeta Isaia, a Gerusalemme nell'VIII secolo a.C; a volte con Giosuè, figlio di Nun, alla fine del XIII secolo a.C., con i figli di Israele quando hanno attraversato il fiume Giordano; a volte siamo con il profeta Ezechiele nella Babilonia del VI secolo a.C. Poi saltiamo ai testi del I secolo d.C., cioè il tempo di Gesù, e alla Mishnah in Galilea del III secolo, e al Talmud di Babilonia e di Gerusalemme nel IV e V secolo, ai commentatori della Bibbia nel Medioevo e alla poesia ebraica della Spagna nel XII secolo, e ai commenti di Rabbi Ovadia Sforno nella Bologna del XVI secolo e così via, fino ad oggi.

Ma cosa tiene insieme tutto questo vasto edificio intellettuale? I mattoni, le pietre di questo edificio, sono le lettere ebraiche delle quali vi siete occupati nel corso del vostro lavoro. Una delle prime composizioni ebraiche, probabilmente più di duemila anni fa, il "Libro della creazione", tratta del modo, in cui il mondo è stato creato, tra le altre cose, attraverso le lettere. Così comincia questo libro antico: “In trentadue sentieri di meravigliosa saggezza, il Signore Dio degli eserciti, il Dio d'Israele, ha inciso... e ha creato il suo mondo in tre divisioni: sefer, sefar e sipur”. Una interpretazione di questa affermazione molto profonda è, che il mondo è stato creato attraverso la forma grafica della lettera, cioè il modo in cui scriviamo la lettera, attraverso il suo valore numerico e attraverso la sua pronuncia, cioè la comunicazione.

Per esempio, alef (la prima lettera) consiste graficamente di vav in inclinazione e due lettere di yod. Questa lettera, a differenza di altre, non è chiusa ma è aperta da ogni suo lato, cioè è aperta all’infinito. Non a caso, essa rappresenta il creatore dell’universo, cioè Dio, che è uno e l’Uno definitivo. Anche il valore numerico di alef è uno. Il valore stesso delle lettere di cui è formata la alef, cioè vav e due yod, insieme danno il numero 26, che è il valore numerico del nome di Dio, che è scritto e non è pronunciato. Ogni parola nell’ebraico antico che rappresenta una cosa umana inizia con alef: adam, anashim... Adam inizia con Alef, cioè Dio, che ha creato l’uomo e dam, sangue. Ognuno di voi ha lavorato su una particolare lettera dell'alfabeto ebraico.

In qualche modo, vi siete occupati delle fondamenta della sua esistenza, avete continuato l'opera della creazione divina e avete creato il vostro mondo attraverso l'arte. Vi auguro di imparare la lingua ebraica, così potrete leggere la letteratura ebraica, in particolare la Bibbia, senza mediazione. Diciamo, infatti, che leggere una cosa attraverso la traduzione è come baciare la propria amata attraverso un tessuto. Spero anche che visiterete Israele. Conoscerete un paese dove è stato resuscitato l'ebraico antico, insieme al nostro antico popolo nella nostra antica terra. Un miracolo al quale assistiamo con i nostri occhi. Grazie.

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